La Nuova Bussola Quotidiana: «Il sesso è un compito, un dovere e non un gioco»


Se Roberto Marchesini lavorasse a Zelig, avrebbe tutte le carte in regola per diventare il mio comico preferito. Purtroppo, però, scrive per La Nuova Bussola Quotidiana e pare che a quelle cose lui ci crede davvero... Allo stesso te,po ci porta anche a comprendere meglio il pensiero dei partecipando al family day e il loro essere convinti che gli stereotipi di genere siano dettati dalla natura e non dalla società (cosa peraltro curiosa, dato che basterebbe guardare un'cultura per notare immediatamente quegli stereotipo cambino).

Ma andiamo con calma e leggiamo l'articolo intitolato "Se Miss Italia ci ricorda la differenza fra sessi". Marchesini prende spunto da un'intervista rilaciata da Alice Sabatini, ossia dalla nuova Miss Italia. La ragazza dice «La mia bisnonna ha vissuto quel periodo. La sera della finale ero agitata perciò, quando mi hanno chiesto del periodo storico in cui avrei voluto vivere, ho pensato subito alla mia bisnonna Augusta». È a quel punto che il sito integralista nota:

Ciò che colpisce della frase di Miss Italia non è il fatto che avrebbe voluto avere una conoscenza più approfondita delle vicende vissute dalla sua bisnonna (cosa che le fa onore), quanto questa parte: «Tanto so' donna, tanto il militare non l'avrei fatto».
Alice Sabatini ha detto una cosa ovvia, ma di quelle esplosive: la guerra è sempre stata cosa da uomini. Toccava agli uomini uccidere e farsi uccidere in guerra, almeno fino a quando il femminismo non ha aperto questa possibilità anche alle donne. All'uomo toccava anche fare il poliziotto, il carabinere, insomma: quei lavori nei quali bisogna essere disposti a farsi male al posto degli altri.

Si continua così a dire che «all'uomo erano riservati anche i cosiddetti lavori pesanti» e che «per questo motivo veniva servito a tavola, e a lui veniva riservato il boccone migliore. Non per sudditanza, o servilismo. Era una mera questione pratica: era necessario nutrire colui che, con la sua fatica fisica, procurava il sostentamento della famiglia». Si sostiene così che:

Questo, infatti, era il compito del padre di famiglia, il suo dovere: provvedere al mantenimento di chi gli si era affidato. È comprensibile che, con l'introduzione del lavoro femminile, questa tutela dell'integrità fisica di chi, con il proprio corpo, permetteva la sopravvivenza di tutti, abbia perso di significato. Mi accorgo di aver usato il tempo passato, e mi correggo.
Le “quote rosa” prevedono un minimo di presenze femminili in alcuni settori (politici, economici...). Ma solo nei posti di potere: liste elettorali, consigli d'amministrazione, ruoli dirigenziali... Nessuno reclama le quote rosa nei cantieri edili, in miniera, in settori dove non c'è potere ma solo fatica fisica. Questi posti restano appannaggio degli uomini, e nessuna femminista o ideologa di genere ha nulla da ridire. Le situazioni nelle quali occorre la fatica fisica, il lavoro pesante, restino pure sessisti. Anche il munus del mantenimento della famiglia è rimasto maschile, e nessuno rivendica parità di diritti. La disoccupazione maschile e femminile non è vissuta allo stesso modo, perché gli uomini sanno che il sostentamento dei familiari pesa sulle loro spalle. Se qualcuno ne dubita, approfondisca il tema degli assegni di mantenimento nelle sentenze di divorzio e separazione: anche qui nessuno si sbraccia per la “parità tra i sessi”.

A tal proposito andrebbe ricordato a Marchesini che è lo spot della Manif pour tous a sostenere che sia importante dire ad una ragazza che non potrà mai fare la camionista e che il suo giornale è in prima fila a sostenere che chiunque dica il contrario sia da metter alla gogna con i soliti riferimento all'inesistente "ideologia gender".
Eppure l'uomo prosegue incessante nel sostenere che «al padre non viene riconosciuto alcun ruolo educativo» o che «la legge 194/78, che legalizza l'aborto, non prende nemmeno in considerazione l'opinione del padre». Il tutto per giungere a sostenete; «Insomma: ci crediamo proprio alla favoletta di quanto sia piacevole essere maschio e di quanto sia duro ed umiliante essere donna? Io prenderei in considerazione una ipotesi alternativa». Ossia:

Nel corso dei secoli, accanto alla nobiltà “di spada”, sorse la cosiddetta “nobiltà di toga”. Consisteva, la seconda, in una nuova classe sociale costituita da borghesi arricchiti che avevano acquistato un titolo nobiliare. Aspiravano, i borghesi arricchiti, ad un salto sociale: la nobiltà. Il punto è che la “nobiltà di spada” considerava la propria posizione come un dovere, non un beneficio. Il loro munus era appunto quello della spada, cioè della difesa armata, fino alla morte, delle persone che gli erano state affidate. Per questo gli erano state affidate terre e proprietà, per questo potevano riscuotere tributi: venivano mantenuti perché, nel momento del bisogno, si sacrificassero. Noblesse oblige, la nobiltà è un dovere, si diceva.Ma i borghesi arricchiti non aspiravano esattamente a questo: aspiravano a vivere tra gli agi, nel lusso, senza dover più lavorare. Volevano la botte piena e la moglie ubriaca. Erano snob, cioè sine nobilitate: avevano terre e castelli, ma non ciò a cui aspiravano, la nobiltà. Bene, l'impressione è che il femminismo abbia compiuto la stessa operazione, ossia trasformato il compito della virilità in un beneficio, ignorando il sacrificio che essa comporta.

In conclusione, Marchesini afferma:

Ad Alice Sabatini, quindi, i complimenti: sia per aver dimostrato una profondità che i “bimbominkia” che affollano i social network non hanno; sia per averci ricordato che il sesso è un compito, un dovere, e non un gioco.
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