Sei transessuale e devi morire. La libertà di opinione ai tempi delle Sentinelle in piedi


Uno degli evergreen dei comizi di Gianfranco Amato è la presa in giro di una transessuale siciliana che ha ottenuto il cambio di attribuzione del sesso senza la necessità di essere sottoposta a castrazione. Nella sentenza i giudici hanno ben argomentato come nessuna legge richieda esplicitamente quella violenza, eppure nei racconti del presidente dei Giuristi per la vita l'intera vicenda viene presentata in maniera molto distorta. Volendo citare testualmente quanto affermato ai microfoni di Radio Padania, troviamo l'avvocato pronto a raccontare che:

Il 4 novembre scorso, la prima sezione civile del tribunale di Messina ha emanato una sentenza con questo principio: che l'identità di genere di una persona può prescindere transitoriamente o definitivamente dall'intervento chirurgico che modifica i suoi caratteri primari sessuali. Che cosa era successo? Un ragazzo di ventun anni si è recato all'ufficio anagrafe del comune di Messina e ha preteso che nella sua carta d'identità venisse indicato come sesso femminile e come attività "studentessa universitaria". Il funzionario dell'ufficio gli dice che non si può, una legge dell'82 ti consente di cambiare sesso ma devi fare l'operazione. Vai, fai l'intervento, torna e regolarizziamo i documenti. Il ragazzo gli ha detto che non si pensava neanche e che non voleva sottoporsi ad alcun intervento chirurgico. Ha detto che lui era donna perché si sente donna e il comune aveva il dovere di certificarlo. Ovviamente il funzionario ha dovuto esprimere un rifiuto scritto. Questo ragazzo ha impugnato il rifiuto in tribunale e i giudici del tribunale gli han dato ragione [...] Oggi noi in Italia abbiamo già un uomo, un maschio, un titolare della coppia XY. Se questo ragazzo di Messina volesse avvalersi delle quote rosa, potrebbe farlo. Anzi, peggio, se questo ragazzo volesse sposare un uomo, oggi in Italia potrebbe farlo perché burocraticamente parlando all'anagrafe è donna anche se ha tutto l'apparato genitale: testicoli, pene, cromosomi maschili. Perché quello che conta non è più l'apparato genitale è quello che tu senti di essere.

Secondo Amato, dunque, un transessuale deve necessariamente essere sottoposto alla castrazione anche se non esplicitamente richiesta dalla legge. In caso contrario non deve avere alcun rispetto, perlomeno stando ad un altro suo discorso che lo ha portato a scagliarsi contro la Regione Piemonte e alla sua decisione di permettere alle transessuali in transizione che lavorano a contatto con il pubblico di poter usare il nome corrispondente al loro aspetto. L'obiettivo p evidente, ossia il permettere loro di non dover dare spiegazioni sulla mancata corrispondenza fra nome e aspetto ad ogni estraneo che si fosse ricolto al loro sportello. Ma in quel caso Amato esige che quelle persone siano sottoposte a pubblica umiliazione perché non ancora riconosciute dallo stato (e dunque, secondo la sua richiesta, solo dopo la castrazione).

Ma se l'integralismo cattolico sostiene che l'operazione sia uno scherzo, sappiamo bene tutti come un intervento di rimozione degli organi genitali non sia certo una passeggiata per nessuno. Anzi, in molti casi i rischi dell'operazione sono elevatissimi (anche se evidentemente Amato non ha problemi a mettere a repentaglio la vita altrui nel nome della sua ideologia, tanto chi rischia di morire non è certo lui).
Ed è così che si possono verificare casi come quella Elena Sofia Trimarchi, una transessuale che è stata riconosciuta come una donna solo dopo un'operazione avvenuta nel 2000. Un problema nato alla profondità della vagina l'ha portata in un vortice di ricoveri a causa di quelli che lei ha denunciato come "errori e inadempienze mediche". Da dieci mesi attende di essere operata dall'ospedale Careggi di Firenze.Non può lavorare, ha un'ernia, l'organo genitale da ricostruire e una deviazione all'intestino che da tre anni la porta a defecare in un sacchetto. Ma per interventi come questi non ci sono liste d'attesa, solo la speranza che qualche medico prenda a cuore la sua storia dopo che lo stato l'ha operata ed abbandonata.

Ma è proprio dinnanzi ad un racconto tanto drammatico che è possibile constare gli effetti devastanti della campagna d'odio che l'integralismo cattolico sta portando avanti da anni. Sono infatti sedicenti cristiani ad augurarle di morire perché non ha rinunciato a vivere secondo i diktat di gente come Adinolfi o Amato, sedicenti predicatori che sostengono che l'uomo debba vivere secondo il dato biologico e non secondo la propria natura in modo tale che tutti si conformino a quello che è il loro vissuto. Il ragionamento è semplice: dato che loro non sentono il bisogno di cambiare sesso, allora nessuno deve poterlo fare on il rischio di mettere in discussione i loro pregiudizi nel nome di una presunta libertà di opinione che l'integralismo cattolico (con al complicità di uno stato che è restato a guardare senza muovere un solo dito) ha tramutato in una vera e propria legittimazione della violenza.

Ed è così che su Facebook la notizia è stata commentata da chi non ha perso occasione per sostentare la propria ignoranza. «Se si teneva l'uccello non sarebbe successo», è il commento di un utente. «Forse dimenticate che se muore non ce ne frega frega niente di sto frocio. Anzi sarebbe meglio», aggiunge un altro. Ed ancora: «Se si teneva quel che madre natura gli ha dato era meglio, cazzi suoi; c'è gente che muore di fame, figurati questa», «ci sono problemi nella sanità italiana molto più seri di questi», «Ma che schifo. È dimostrazione che nasciamo come siamo», «Cazzi suoi... sempre uomo è...», «Quando vai contro natura questi sono i risultati», «Ma chissenefrega anche se muori non muoiono tante persone degne».

C'è poi chi dice che una transessuale non debba avere diritto a cure mediche, sostenendo che «quest'esser* uman* decide di sua spontanea volontà di farsi operare all'apparato genitale, quindici anni fa, versando adesso in condizioni di salute precarie... e dobbiamo anche aiutarlo?!». Eppure è lo stesso Amato ad aver chiaramente spiegato come quella sia stata un'imposizione dello stato (per non parlate di come quel pensiero conduca a dire che anche un fumatore che ha un tumore dovrebbe essere lasciato morire nell'abbandono dato che ha contribuito al suo male). Il messaggio prosegue con il sostenere che quella sia una degna una punizione per chi ha osato mettere in discussione la visione della vita secondo il vangelo di Mario Adinolfi, ossia il sostenere che Dio abbi creato solo l'uomo e la donna e che gay e transessuali siano un errore: «Già il solo vedere la sua condizione fisica -dice- dovrebbe far capire, a tutti quelli dotati di un minimo di intelletto, quanto rischioso sia andare contro la natura, che ci ha creato uomo e donna». Il tutto si conclude con il classico insulto gratuito: «Tommasi, io inizio davvero a finire le parole, ma soprattutto, non riesco ad esprime quanto mi fai schifo».

Qualcuno aggiunge: «Penso che l'essere umano sia arrivato a sfruttare tutto fino all'inverosimile, e non si può andare o cambiare la natura che si è. Vivete la vita come il Signore ve la dona». C'è da chiedersi se questa persona reputi che un bimbo malformato debba rinunciare ad operarsi per mantenere il dono che Dio gli ha fatto o se questa teoria valga solo per le persone meno gradite.

Qualcuno dice che un transessuale dovrebbe essere rinchiuso in manicomio: «Hanno sbagliato una cosa a chiudere i manicomi un po' di tempo fa. Le persone non normali venivano ricoverate: devono riaprire i manicomi e lì il loro posto, altrimenti ti accetti per quello che sei». Qualcun altrio lamenta che la sanità pubblica possa curare un trans: «Sanità pubblica per questo? Siamo alla frutta!»
Naturalmente non poteva mancare chi inizia la sua frase affermando «io non ho pregiudizi su nessuno» prima di affermare «cambiare sesso, una scelta che non condivido, comporta dei rischi. Poteva vivere tranquillamente con l'ultimo pisellino come fanno in molti. Ma qualcuno vuole sempre strafare, tette, labbra, genitali senza che ci sia la reale necessità d'intervento chirurgico. Spero che serva da lezione a chi vorrebbe copiare».

Ora c'è da chiedersi se uno stato in cui c'è gente pronta a firmare con il proprio nome e cognome simili frasi si possa definire uno stato civile. C'è da chiedersi anche dove sia lo stato nel garantire che la dignità delle minoranze non sia calpestato, così come bisognerebbe meditare su un integralismo cattolico impegnato nell'impedire che le scuole possano fare informazione in modo che i propri figli possano crescere divorati dai pregiudizi e possano citare Dio nell'augurare la morte al prossimo.

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