Adinolfi fonda il suo partito. Nel manifesto attacca gay, stranieri e donne che lavorano


La notizia era nell'aria ed ora è giunto l'annuncio ufficiale: tutto l'odio che Adinolfi ha riversato contro i gay e contro le loro famiglie, tutta la promozione della violenza di genere nelle scuole, tutte le cattiverie verso i bambini che ha privato dei loro diritti sono serviti ad una sola cosa. Permettergli di realizzare il suo sogno e di entrare in politica.
Ci aveva già provato nel 2007 quando si candidò alle primarie del Pd. Ai tempi basò la sua campagna elettorale sulla legalizzazione del gioco d'azzardo e sulla promessa di introdurre il matrimonio per le coppie gay. Nessuno lo prese sul serio e la batosta alle urne fu evidente. Ci sarebbe quasi da chiedersi se non sia una forma di ritorsione il suo tornare ad affacciarsi alla carriera politica attraverso la promessa di una maggiore discriminazione e persecuzione dei soggetti che solo nove anni fa voleva sposare. Chissà, se perderà anche questa volta forse tra dieci anni lo troveremo a chiedere che i cattolici siano messi a morte.

Fatto sta che il nuovo soggetto politico si chiamerà "Popolo della famiglia". Un nome alquanto errato dato che la premessa è che quel partito si batterà contro le famiglie altrui, motivo forse che lo ha spinto a scegliere un singolare che potesse sottintendere come la sua visione sia limata ad una sola forma di famiglia. Un disegno esplicativo riprodotto sul simbolo mostra un uomo, una donna e due bambini (ossia una famiglia che non rappresenta neppure il suo vissuto, dato che nella riproduzione grafica pare mancare la prima moglie che è madre di una delle sue figlie).
Nel simbolo è stato inserito anche uno slogan caro all'integralismo: «No gender nelle scuole». Naturalmente sappiamo tutti che il fantomatico «gender» non esiste e che uno slogan basato su una falsità serve solo a far intendere che dietro ci sia l'intenzione di continuare ad usare le scuole come un campo di rieducazione ideologica utile a fini politici.
Viene preannunciato che anche che lo sfruttamento della religione e l'imposizione del cristianesimo saranno un'altro dei punti cardine della loro agenda politica. Dice che il suo partito «vuole salvaguardare la propria identità e non accetta che dalle scuole siano estirpati a dicembre il Natale e a marzo la Pasqua». Mescolando fede, maschilismo e omofobia, sostiene anche che il suo patito rappresenta «un popolo che nelle aule scolastiche vuole il Crocifisso come segno della propria identità, non un corso gender per bambini di cinque anni da turbare nell'aspetto dell'identità sessuale. È un popolo che lavora, che fatica, che non si vergogna di dire che per una donna viene prima il proprio essere madre che uno stipendio da impiegata e che, dunque, il grande imbroglio di sacrificare la famiglia a un'illusione di carriere è l'ennesimo falso mito di progresso».
Insomma, le donne non dovranno più ambire ad alcuna eguaglianza sociale perché sarà lui a riportarci nel Medioevo e a rinchiuderle in casa a sfornare bambini. E tutto questo grazie a quei bigotti che non si sentono offesi da un uomo che all'interno del proprio manifesto politico cita Dio e la Madonna come sponsor. Adinolfi afferma infatti che «con l’aiuto di Dio, con lo sguardo benevolo di Maria Vergine e con il vostro operativo consenso e sostegno, questo ennesimo impossibile traguardo potrà essere raggiunto. Mettiamoci in cammino, la strada è lunga e faticosa, ma da oggi essa può condurre ad obiettivi doverosi e concreti da raggiungere. Ognuno sia responsabile di una spinta positiva dal basso che aiuti ogni fratello e ogni sorella a prendere coraggio e a mettersi in marcia per fare quel che è giusto e salvare l’Italia dalla sua deriva verso il nulla».
L'annuncio è stato dato dalle pagine del giornale di Adinolfi attraverso un editoriale scritto dal solito Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita e suo compagno nella crociata d'odio contro il rispetto delle diversità.
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