La Russia, idolatrata dal fanatismo cattolico, ha vietato l'evangelizzazione

Chissà se almeno questa notizia potrà finalmente aprire gli occhi ai seguaci di ProVita o di Salvini, mostrando loro come la Russia non sia certo quel paradiso del cristianesimo cattolico per cui loro tendono a spacciarla a fini meramente politici. La Russia ha infatti deciso di vietare qualunque tipo di evangelizzazione al fuori di una chiesa o di un sito religioso.
La decisione è contenuta in una legge voluta da Putin, in vigore dal 20 luglio 2016, estende tale divieto persino alle abitazioni private e ai siti online. Perfino la testimonianza informale tra gli individui è proibita. Solo determinati membri di organizzazioni religiose ben precise (presumibilmente ortodosso-sioniste) saranno autorizzati dallo stato a condividere la loro fede religiosa.

Intanto è con la scusa di voler contrastare il terrorismo che Putin ha introdotto norme che limitano la libertà di spostamento, le comunicazioni e la possibilità di libera associazione. Alcuni passi della sua legge rimandano addirittura alla legislazione stalinista, con l'abbassamento dell'età di responsabilità penale a soli 14 anni. Inoltre le compagnie telefoniche dovranno conservare audio, foto e video di ogni utente per sei mesi.
Pene sono state riservate anche a chi aiuta un immigrato clandestino, per chi compie attività missionaria non autorizzata o per chi promuove manifestazioni di protesta suscettibili di causare "disordini di massa".


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