L'arcivescovo di Torino: «Don Carrega non ha detto che la Chiesa deve chiedere scusa»


Dopo i taglia e incolla con cui Famiglia Cristiana ha rinnegato le parole di don Gian Luca Carrega, anche il l'arcivescovo di Torino è intervenuto per chiarire che la chiesa disprezza i gay e che non ritiene di dove loro alcuna scusa per la loro persecuzione.
Non ha mezzi termini Cesare Nosiglia (72 anni) nel tornare a ripetere il solito mantra che lo vede convinto del fatto che «il matrimonio rimane un sacramento e non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia composta di uomo e donna e dei loro figli, centro e motore della società». E una volta sottolineato come lui rifiuti una legge che riconosce pari dignità anche ai gay, l'arcivescovo si è affrettato ad assolvere chiunque discrimini nel nome di Dio con il suo sostenere che i gay possano essere accettati solo «nella verità del confronto con la parola di Dio e il magistero della Chiesa». Per la serie, chi non si sottomette alle mie regole e non si uniforma al mio pensiero unico merita di essere perseguitato.

Dinnanzi ad una posizione di così stretta chiusura, vien da sé che le scuse di don Carrega rischiavano di mettere in dubbio il suo sentimento di rifiuto per qualunque gay non rinunci a vivere pur di compiacere i suoi pregiudizi, ed è così che è scattata la solita vendetta.
Nosiglia ha redarguito il prete per le sue parole di anmore, lamentando che i funerali non sarebbero momenti in cui «fare comizi». Ed ancora, ha cercato di negare quelle parole con il suo suo sostenere che don Gian Luca Carrega «non ha detto che la Chiesa deve chiedere scusa» ai gay come «riportato polemicamente dai quotidiani».
Al funerale di Franco Perrello, don Nosiglia disse: «Qualcuno più importante di me dovrebbe chiedervi scusa per la disattenzione, la freddezza e le dimenticanze. Io, invece, vi dico grazie, perché con la vostra ostinazione ci avete dato la possibilità di pensare a una Chiesa che non lascia indietro nessuno».

Dal canto suo l'arcivescovo Nosiglia non è nuovo a posizioni omofobe. Chiese al sindaco di Torino di riservare maggiori diritti alle persone eterosessuali, sostenne che gli irlandesi non potessero ritenersi cattolici per non aver impedito l'approvazione del matrimonio egualitario, così come si schierò a sostegno di quei sedicenti gruppi cattolici che promettono di poter "curare" l'omosessualità attraverso torture psicologiche perpetrare sui minori.
4 commenti