Savarese: «Il servizio delle Iene è un'opportunità per scardinare l'educazione sessuale nelle scuole»


Pare non conoscere sosta l'offensiva messa in atto dall'integralismo dopo lo sciacallaggio mediatica dell'Unar da parte del programma televisivo "le Iene". Nonostante non sia stata presenta alcuna prova delle illazioni di Filippo Roma e nonostante sia folle anche solo il tentare di associare tutte le associazioni lgbt a dei circoli indipendenti, l'integralismo si dice pronto a delle «mobilitazioni di piazza» per vietare l'educazione sessuale nelle scuole.
Come consuetudine, la propaganda cerca di creare uno scandalo laddove non c'è e cerca di sostenere che tutto il mondo condivida le idee di una minoranza omofona per legittimare ogni forma di odio. Ed è così che sui siti legati alle lobby di estrema destra troviamo chi scrive:

Non si placa l’ondata di sdegno a seguito del servizio della trasmissione televisiva Le Iene, il quale metterebbe in luce l’uso irresponsabile di denaro pubblico per finanziare attività finanche di sesso a pagamento fra uomini.
Le telecamere del programma Mediaset hanno raccontato questo scenario entrando in alcuni circoli, saune e centri massaggi riservati al mondo omosessuale che fanno capo all’Anddos, associazione che alcune settimane fa si è aggiudicata un bando di 55 mila euro dell’Unar, l’Ufficio Nazionale anti-discriminazioni razziali del Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. I genitori italiani sono ora sul piede di guerra. Il servizio televisivo non ha fatto altro che amplificare una polemica che monta da almeno quattro anni nella galassia dell’associazionismo familiare riguardo alla cosiddetta “colonizzazione gender” nelle scuole.

Come "prova" di queste teorie, viene presentata la solita opinione della solita tizia associata ai soliti gruppi integralisti, ossia a quella galassia del Family day dove tutte le realtà associative includono sempre le stesse persone in un gioco di specchi che serve a moltiplicare la loro presenza. Ed è così che scrivono:

Lo rivela a In Terris Giusy D’Amico, presidente dell’Associazione “Non Si Tocca La Famiglia” nonché madre e insegnante. “È importante ricordare che l’Unar, su cui soltanto ora si sono accesi i riflettori, nel triennio 2013-2015 beneficiò di un finanziamento pari a 10 milioni di euro per elaborare una Strategia Nazionale nelle scuole contro le discriminazioni firmata solo da 29 associazioni Lgbt, che non tennero in nessun conto il parere di genitori e insegnanti”.
Unar che nello stesso periodo – sempre grazie a lauti finanziamenti pubblici – pubblicò e diffuse libretti dedicati ad alunni di scuola primaria che insegnano che l’identità sessuale non sarebbe un dato biologico, bensì esclusivamente culturale e pertanto mutabile in base alla scelta individuale.

Al di là della falsità ideologica, c'è anche la falsità oggettiva di chi dice che quei libretti fossero destinati agli studenti (in realtà erano destinati agli insegnanti). La malafede si evince invece da una lettura del contenuto degli opuscoli informativi, demonizzati ma mai pubblicati sulle loro pagine. E i loro seguaci difficilmente sanno davvero di che si tratti, dato che i gruppi di estrema destra hanno provveduto a censurarli grazie all'ingerenza di Radio Vaticana e all'intervento del sottosegretario Toccafondi (quello stesso deputato del Ncd che voleva scacciare l'azienda Tiffany dall'Italia perché aveva incluso una coppia gay in una pubblicità newyorchese).

Parlando di «scandalo a luci rosse che coinvolge l’Unar», Filippo Savarese della Manifest Pour Tous sostiene si sia dinnanzi ad «un'oppotunità» perché «venuto alla luce questo scandalo si è finalmente aperta una breccia per scardinare il monopolio posseduto dalle associazioni Lgbt riguardo all’educazione sessuale nelle scuole». Ed è sempre cercando di alimentare odio ed isteria che l'articolo aggiunge:

Savarese racconta che il servizio de Le Iene che riguarda l’Andoss è soltanto la punta di un iceberg. “Queste associazioni promuovono spesso occasioni di promiscuità sessuale nelle stesse sedi in cui organizzano corsi contro il bullismo e le discriminazioni per studenti minorenni”, afferma.
Ma non solo, Savarese denuncia che l’Andoss mira a diffondere nelle scuole italiane il “diritto all’informazione sessuale” secondo quanto disposto dagli Standard sull’Educazione Sessuale in Europa diffusi nel 2010 col patrocinio dell’Oms. “Un documento – spiega – che raccomanda, tra le altre cose, di rivolgere informazioni sulla ‘masturbazione infantile precoce’ ai bambini nella fascia d’età 0-6 anni”.
È un dato da sottolineare, aggiunge Savarese, “per spingere le istituzioni a rivedere i criteri con cui assegna questi bandi ad associazioni che dovrebbero educare i nostri figli e i nostri nipoti sui temi delicatissimi della sessualità e dell’affettività”.

Non manca mai una chiamata alle armi, sostenendo che Savarese sia la rappresentazione del popolo italiano e che chiunque non la pensi come lui e come l'associazione spagnola per cui lavora (la spagnola GitizienGo, ex HazteOir), si afferma:

Insomma, dopo lo scandalo scoperchiato da Le Iene, per l’associazionismo familiare la misura è davvero colma. Genitori e insegnanti attendono ora una risposta concreta alle loro istanze da parte del Governo. In caso contrario, sono pronti a mobilitarsi. “Nel caso in cui nei palazzi dovessero rimanere ancora sordi alle nostre istanze, scenderemmo in strada a fare presidi sotto le sedi istituzionali”, avverte Giusy D’Amico.
La presidente dell’Associazione “Non Si Tocca La Famiglia” sottolinea che l’attenzione resta altissima anche su altri fronti. “Sono attualmente in discussione nella commissione Cultura della Camera – spiega – nove disegni di legge sull’educazione di genere obbligatoria a scuola, su cui abbiamo già presentato e depositato un documento di critica e di proposta il 15 settembre scorso”. Il monito è chiaro: “Non lasceremo che il gender al quale stiamo sbarrando la porta d’ingresso della scuola pubblica, possa rientrare dalla finestra”.

Insomma, l'educazione al rispetto è in pericolo a fronte di chi vuole che siano i preti (magari pure quelli pedofili che partecipavano tra le autorità ai contegni di Adinolfi) ad insegnare ai ragazzi che l'omosessualità è sbagliata, che i preservativi sono peccato e che l'unico ruolo sociale della donna sia quello di farsi ingravidare.
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