Le Iene e quei servizi di Filippo Roma in cui i conti non paiono tornare...


Se domani un ragazzino andrà a scuola e prenderà a pugni il compagno di classe più debole, come gli si potrà dare torto? In Italia è la violenza a vincere. La sopraffazione e l'abuso sono tollerati e quindi fonte di guadagno. Ce lo dimostra quel Mario Adinolfi che riesce ad essere sempre presente in televisione grazie ai suoi proclami omofobi, quello Sgarbi che divenite il pubblico perché prende a parolacce tutti o quel Filippo Roma che usa la televisione come mezzo di ritorsione contro chi osa mettere in dubbio la veridicità delle sue illazioni.

Basta scorrere i profili social delle Iene per accorgersi che ormai le parole paiono aver perso il proprio significato e che l'abuso strumentale della lingua paia conferire la ragione a chi ha l'editore più ricco e chi ha accesso a maggiori mezzi di comunicazione. La verità dei fatti e il senso della ragione non contano più nulla, conta solo ciò che si vuol far credere.
L'account ufficiale delle trasmissione parla delle saune affiliate all'Anddos come di «saune culturali» anche se nessuno ha mai detto che lo siano. Lo sanno tutti che si tratta di luoghi in cui si pratica il sesso... tutti tranne quella presunta madre di un figlio disabile che Filippo Roma sostiene si sia rivolta a lui per lamentarsi che lei abbia mandato suo figlio all'Europa Multiclub.
Ed è così che abbiamo due versioni dei fatti: da una parte ci sono i messaggi del ragazzo che chiede ansiosamente quando potrà tornare alla sauna e dall'altra c'è una madre che non ha sporto denuncia per le presunte molestie denunciate e che ad un mese di distanza dal fatto va in televisione a strillare che bisognava vietare l'accesso ad un disabile. Ma c'è un problema: perché mai qualcuno non avrebbe dovuto impedire l'accesso ai ragazzo? Il personale ha il compito di accertarsi che tutti i presenti siano maggiorenni e tesserati, ogni altra motivazione per negare l'accesso sarebbe stata una reale discriminazione passibile di denuncia. Lo stesso Filippo Roma avrebbe potuto confezionare un gran bel servizio: «I gay vietano il sesso ad un ragazzo perché disabile». E lì tutti a stracciarsi le vesti e raccontarsi quanto siano orribili quei finocchi che poi vogliono pure potersi sposare.
La realtà è una ed una soltanto: a meno che non si voglia sostenere che i disabili debbano essere come diversi e che li si debba ritenere angeli senza ali votati all'amore platonico (così come peraltro sostiene l'integralismo sulle pagine del giornale di Belpietro) nulla ci spiega perché mai Berlusconi dovrebbe poter chiedere alla Minetti di fare la lap dance vestita da suora e un disabile non possa decidere di fare sesso in una sauna. Quale regola impone loro di dover sottostare alla morale cattolica senza poter avere la libertà di trasgredire?

Forse per aumentare il pathos ed essere certa di finire in tv, la donna sostiene pure che il figlio non sarebbe stato capace di intendere di volere. Ma a quel punto dovremmo sostenere che sia lei il mostro. Ha un figlio che non è in grado di prendere decisioni autonome e lo manda in una sauna senza manco chiedersi che posto sia? Perché se è pur vero che potrebbe essere stata tratta in inganno dal fatto che quei locali sono di proprietà della Santa Sede, è altrettanto vero che basta una semplice ricerca su Internet per per vedere facilmente che non era un oratorio. Sbagliato è il sostenere che in quei luoghi non vi sia socializzazione, ma neppure sostenere che nulla possa accadere (altrimenti sarebbe un locale pubblico, non un circolo privato che dev'essere tale proprio per poter avere libertà sulle regole in base alla certezza della maggior età dei tesserati).
Interessante è anche come una semplice ricerca su Google ci mostri ciò che Filippo Roma pare non voler capire. Nella grafica del programma si parla di «tentata violenza in un centro anti-violenza» quasi a voler far credere che Anddos invitasse le vittime di abusi a recarli lì, anche se chi chiama il loro numero verde viene generalmente invitato a recarsi altrove. Ma tra le immagini di Google trovano anche le pubblicità dei test rapidi per l'HIV che vengono svolti nella sauna, così come appare semplice comprendere che gli avventori possono avere la possibilità di trovare aiuto in un luogo che già frequentano. Sono oltre quarant'anni che le cose funzionano così, tant'è che persino Luca Di Tolve avrebbe potuto rivolgersi ai centri di supporto per sieropositivi che erano presenti nei locali che frequentava (anche se lui preferì rivolgersi ad Alleanza Cattolica). È la stessa differenza che passa tra il portare il cibo ai senzatetto in modo da rispettare la loro dignità o scegliere aspettare che i senzatetto vengano con il cappello in mano a chiedere la carità.
E questo va sommato ad un'altra evidenza. Anni fa i gay si conoscevano nei battuage perché erano luoghi isolati che avrebbero permesso loro di potersi conoscere senza rischiare di essere condannati dalla pubblica morale. Oggi quei luoghi stanno sparendo perché la visibilità è accettata e i giovani preferiscono incontrarsi nei bar o nelle discoteche. A frequentare le saune sono persone in cerca di una fugace storia di sesso (ed è forse preferibile a chi paga una prostituta) e persone che conservano il retaggio dello stigma sociale ed hanno bisogno di quei posti per poter socializzare. Davvero Filippo Roma pretende siano persone pronte a presentarsi spontaneamente e a dichiararsi in ambienti a loro non familiari?

Tornando al servizio, appare mera spettacolarizzazione del sesso il passaggio del filmato in cui le Iene mostrano con pruriginoso interesse un omo che spiega che il «sabato ci sono i ballerini che fanno i pompini davanti a tutti». Considerato che il sesso dal vivo non è reato e appurato come tutti i presenti siano maggiorenni, ci sarebbe da domandarsi dove sia il problema. Ne è prova come le Iene non siano sembrate altrettanto interessate ai manifesti con cui era stata tappezzata Milano per promuovere serate con «50 sexy girls» che mostravano la loro mercanzia ai passanti (con l'aggravante di come quella pubblicità era ad appannaggio anche di minorenni).
L'ultimo punto è la visibilità data ad una donna che sosteneva che al figlio fossero venute piaghe e malattie in bocca perché in quei posti non usavano il preservativo. Sarà, ma il sesso orale con preservativo non pare particolarmente in voga neppure tra etero. Ed anche qui la verità è una: nessuno può obbligare qualcuno ad indossare il preservativo e nessuno può mettere dei cecchini pronti a freddare chi si espone ad un rischio. Quello che si può fare è distribuire preservativi gratuiti o permettere di controllare lo stato sierologico. Due attività che avvenivano in quelle saune, contrariamente a molti locali etero che non hanno la medesima attenzione al tema. Eppure la condanna unilaterale è giunta contro un unico gruppo sociale, casualmente lo stesso che è al centro di un'offensiva della campagna elettorale condotta dall'editore di Roma. Quando si dice il caso...

L'ultima affermazione che merita attenzione è l'introduzione di Roma al suo servizio. L'uomo ha infatti sostento che «non saremmo tornati su questa vicenda se non fosse che Anddos ha annunciato di querelarci». Ma come? Dice di avere prove e testimonianze gravissime e poi dice che non avrebbe detto nulla se non si fosse sentito offeso dalla denuncia riguardante un questione di finanziamenti che nel suo nuovo servizio non ha neppure affrontato? A pensar male si farà peccato, ma spesso ci si azzecca.

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