Regione Lombardia chiude in sordina il "servizio antigender" di Maroni. M5s: «Soldi sprecati»


Nel silenzio più totale, dal bilancio regionale lombardo sono stati cancellati i fondi pubblici previsti per il finanziamento dello "sportello antigender" voluto da Roberto Maroni e da Cristina Cappellini. In realtà pare che i due non siano riusciti a spendere manco la metà dei soldi messi a disposizione dell'associazione ultra-cattolica a cui era stato affidato il compito di rispondere al telefono, ennesima riprova di come si fosse dinnanzi ad un'azione inutile e ideologicamente finalizzata esclusivamente a fomentare le isterie create a tavolino da Gandolfini e Adinolfi (personaggi spesso patrocinato proprio dalla Lega e che vedono nella leghista Cappellini uno dei loro miliziani più agguerriti). E tra referendum inutili e servizi anti-gay, sono ormai milioni i fondi pubblici sottratti al bene comene ed investiti ideologicamente per la promozione di un partito che si sta facendo pagare la sua campagna elettorale dai cittadini.
Andrea Fiasconaro, capogruppo del M5S Lombardia, dichiara: «È la prova provata dell'inutilità di questo sportello. Pare siano stati spesi la metà dei fondi previsti per finanziarlo, a ulteriore dimostrazione che l'iniziativa non aveva alcun senso e per tre anni hanno bloccato a bilancio dei fondi che potevano essere utilizzati altrove. Ci auguriamo che la questione si chiuda qui definitivamente, è stata montata una campagna comunicativa che alla prova dei fatti si è sgonfiata».
Resterà invece aperto lo sportello "antigender" di Prevalle, voluto dalla Lega, inaugurato dal cavaliere dell'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme Gianfranco Amato e gestito da una fedelissima di Mario Adinolfi. Lo scopo? Dire ai bambini gay che sono sbagliati e che Adinolfi deve essere ritenuto «superiore» a loro in virtù di quanto gli piaccia portarsi a letto molteplici mogli.

Si tratta del secondo smacco in pochi giorni per quella Lega Nord che nelle ultime ore si è vista anche rifiutare la loro candidatura di Povia all'Ambrogino d'Oro. Il cantante-spalla di Gianfranco Amato era stato proposto per la sua promozione dell'odio contro i migranti, per le sue posizioni antigay e per i suoi slogan contro l'unità d'Italia.
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