Il caporedattore di Adinolfi inizia a parlare a nome di «noi omosessuali» per decidere cosa sia la gravidanza delle donne

Ci sarebbe da domandarsi se il mondo non potrebbe facilmente divenire un posto migliore se tutte le energie impiegate dagli omofobi fossero spese in direzioni assai meno distruttive. Fa riflettere come alcune persone paiano svegliarsi il mattino con un'unica domanda nella mente: cosa potrò fare oggi per dire che i gay sono inferiori a me a padron Adinolfi?
Paiono collocarsi in questo squallido contesto i continui proclami con cui il braccio destro di Adinolfi, Giovanni Marcotullio, ci delizia con delitti dal titolo "Noi omosessuali dobbiamo combattere contro l'utero in affitto".
Se il ricorso a termini dispregiativi c mostra i mezzo squallidi e beceri con cui tali personaggi cercano di cercare di indirizzare l'opinione dei loro proseliti verso una precisa opinione (un po' come se parlasse di Adinolfi sempre in termini di adultero dato che la donna che dorme nel suo letto non può certo considerata sua "moglie" dal codice canonico su cui loro basano i loro processi di condanna del prossimo), interessante sarebbe comprendere chi sarebbe questo «noi». Chi pensa di rappresentare? E quando inizia a usare termini come «dobbiamo», potrebbe spiegarci dove diamine starebbe scritto che lui ha ragione a priori e deve poter dire agli altri che devono pensarla esattamente come lui?
E non va meglio su Twitter, dove l'integralista sostiene che se lui ha trovato tre presunti gay che sarebbero contrari alla Gpa, allora bisogna sostenere che quelli siano gli unici gay «retti e coraggiosi» esistenti al mondo in virtù di come abbiano dato ragione. È un po' come quando sui loro pachi invitano Luca Di Tolve giurando sulla testa dei loro figli che se lo 0,00000001% di gay è concorde con loro nel ritenere che l'omosessualità vada "curata", allora quella diviene legge di Dio perché utile alla loro propaganda.
Inoltre se pare presuntuoso pretendete di poter proclamare la presunta "rettitudine" di alcune persone in opposizione a chi viene condannato a priori solo perché ha opinioni divergenti dalle sue (magari ritenendo che lui non abbia alcun diritto di vietare l'autodeterminazione agli altri solo perché vorrebbe che le donne fossero obbligate a compattarsi secondo il suo volere), assai più grave è quel «coraggiosi» che sembra buttato lì solo per alimentare paura contro il loro fantomatico "nemico" rappresentato dal prossimo in modo che i suoi proseliti siano portati a ritenere che abbia ragione Adinolfi a dire che i gay sono una minaccia. In fondo anche il suo Gianfranco Amato parla ossessivamente di una fantomatica «dittatura del pensiero unico» che sostiene impedisca ai fanatici religiosi di poter limitare, controllare e danneggiare l'altrui vita mentre organizzano i loro convegni in cui si amano sostenere che i gay «meritano la morte» o che i genitori hanno il dovere di non accettare figli lgbt. Se poi qualcuno verrà spinto al suicidio, Adinolfi dirà che non se ne sente responsabile perché lui sostiene non ci sia omofobia nel dire che i gay sono sbagliati in virtù di come lui rappresenterebbe l'unico modo "giusto" di poter essere.
Poi, curiosamente, sono anni che vanno in giro per l'Italia a vomitare il loro odio senza che nessuno gli impedisca di farlo. Quindi il loro vittimismo è basato su un falso, negando che semmai sono le loro vittime a doversi lamentare di come nessuno protegga i bambini mentre loro incitano le famiglie ad atteggiamenti contro-natura che potrebbero avere anche effetti mortali.

E se il proclamo pubblicato dall'integralista appare davvero troppo lungo e banale per meritare una trattazione, ci accontenteremo di qualche breve passaggio. Ad esempio troviamo scritto che:

In effetti, due uomini o due donne insieme non possono intrinsecamente concepire un bambino, e questa impossibilità di procreare è un dato oggettivo che non è il frutto di una qualsivoglia azione discriminatoria della società o dello Stato; essa viene dalla natura ed è propria alla condizione omosessuale. In tal senso, le persone omosessuali non possono pretendere una riparazione da parte dello Stato al fine di riparare a una discriminazione – quest’ultima infatti non esiste. Dire questo non è omofobia, ma semplicemente un richiamo obiettivo dei fatti. Tale constatazione sarà forse dura da ascoltare, per alcuni, ma noi da parte nostra pensiamo che assumere pienamente la propria omosessualità significhi anche accettare i limiti che ne derivano.

Stando a tale teorie, nel momento stesso in cui il loro Massimo Gandolfini ha sposato una donna e la loro unione si è rivelata del tutto infeconda, perché mai loro avrebbero dovuto poter adottare decine di figli al posto di riconoscere quel limite che sarebbe stato imposto loro da Dio? E in che modo questo discorso dovrebbe avere a che fare con la maggioranza eterosessuale che ricorre alla Gpa? La risposta è imbarazzante:

In effetti, la PMA per le coppie eterosessuali entra nel quadro dell’Assistenza Medica alla Procreazione (AMP). Essa è dunque un trattamento medico che permette di fornire un palliativo a una condizione medica di infertilità vissuta da una coppia eterosessuale. Effettivamente, l’ordine naturale delle cose implica che una coppia eterosessuale sia normalmente fertile. L’infertilità può dunque essere assimilata, nel loro caso, a una malattia, ed è dunque normale che venga offerto loro un trattamento medico.

Ed è così che il tema non pare sia più la Gpa, ma solo un'omosessualità che loro sostengono debba escludere dalla territorialità dato che per essere bravi genitori sarebbe fondamentale che la donna sia penetrata dal padre dei figli. Sarà...
E non meno tragicomico è la presunta "argomentazione" con cui sostengono che le donne non debbano poter decidere del proprio corpo se un integralista di estrema destra esige di poterlo fare al posto loro:

l’argomento per il quale la messa a disposizione, da parte di alcune donne, del loro utero, sarebbe etico perché costoro lo farebbero in maniera libera e consenziente ci appare irricevibile. Di fatto questo significherebbe negare tutta la dimensione di un principio morale fondamentale e caratteristico della nostra civiltà occidentale, notoriamente riassunto nell’imperativo pratico kantiano: «Agisci in modo tale da trattare l’umanità, in te e negli altri, sempre come fine e mai come mezzo».

A corredo, Giovanni Marcotullio non manca di inserire fotografie di Vendola e di quella povera coppia canadese che da anni risulta vittima della feroce persecuzione da parte degli adinofliniani. Immagini che testimoniano con quale ferocia questa gente si senta legittimata ad aggredire delle famiglie per bene che neppure conoscono nel loro elargire insulti contro i genitori di un minorenne. Minori che peraltro ci tengono a precisare loro non avrebbero mai voluto potessero nascere perché in contrasto con il loro sostenere sostenere che l'unica vera famiglia sono le due famiglie di Adinolfi. Le altre si possono anche insultare, denigrare e offendere perché tanto loro si sentono superiori in virtù di chi si portano a letto.


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