Dopo le preghiere contro i gay, arrivano le preghiere contro i le donne. Il rosario è ormai uno strumento partitico dell'integralismo adinolfiniano


Dopo le preghiere contro i gay organizzate da Mario Adinolfi, ora arrivano anche le preghiere contro i le donne sponsorizzate dall'ex candidata adinolfiniana Silvana De Mari.
La donna pubblica la prima pagina di un giornale locale che è stata dedicata alle richieste integraliste avanzate da Giorgio Censi, il candidato nel partito di Mario Adinolfi che risulta l'organizzatore di alcuni comizi anti-gay a cui la De Mari ha preso parte e autore di alcuni volantini volti a sostenere che gli omosessuali debbano essere ritenuti un rischio sanitario perché definiti come portatori di malattie dalla sua  organizzazione.

In quella prassi con cui la stampa italiana ama propinare gli integralisti con titoli rassicuranti, Il Giornale di Carate dice che un «infermiere» vuole dare «un cimitero ai bambini mai nati». Non una paroal viene riservata a come tale atto serva solo a colpevolizzare le donne e condizionare l'opinione pubblica attraverso un costante ricorso al sentimento religioso come mezzo politico per limitare i diritti altrui.
Celsi sostiene che la legge dello stato debba essere ritenuta secondaria a quanto asserito nel documento “Donum vitae" che la Congregazione per la dottrina della fede approvò nel 1987, sostenendo che «seppellire i morti è una delle sette opere di Misericordia corporale».
A lui si aggiunge una De Mari che spiega come alcuni fondamentalisti si daranno appuntamento davanti all'ospedale di Carate per pregare contro le donne che ricorrono all'interruzione volontaria di gravidanza.

Entrambi non paiono interessati a porsi domande sul perché della loro scelta, ma sono tutti tronfi nel vomitare il loro giudizio di condanna attraverso un costante abuso della preghiera che viene da loro ridotta a mero strumento di propaganda politica che possa stuprare il nome di Dio con finalità molto partitiche.





Immancabile è anche la storiella di una ragazzina che la De Mari sostiene sia «rimasta sbadatamente incinta» e che abbia cambiato idea grazie ad un dei volantini distribuiti dai fondamentalisti cattolici. Una storiella che pare venga raccontata quasi si volesse sostenere che le donne che abortiscono siano sprovvedute che prendono decisioni a caso e che si possano far condizionare da un Toni Brandi qualsiasi su tematiche così importanti. Si nega che qualcuno possa giungere a quella decisione dopo una serie sofferta riflessione (sia mai si possa mettere in dubbio che Savarese non abbia il diritto di dire che le donne devono essere obbligate al parto perché lui, dispensatore di sperma, vuole decidere del loro corpo) e si giura che sia sufficiente elargire condanne morali contro le altre donne perché tutte si ritrovino costrette ad assecondare i desideri dei leader integralisti a cui è affiliata.
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