La CitizenGO cancella le accuse di pedofilia rivolte al Toscana Pride, ma tiene le firme che avevano sottoscritto il precedente testo
Se qualcuno vi facesse firmare un foglio e poi modificasse il testo da voi sottoscritto senza rimuovere la vostra firma, potremmo parlare di truffa? Eppure è proprio quanto ha fatto la CitizienGO in merito alla accuse di «promozione della pedofilia» che Filippo Fiani aveva lanciato contro il Toscana Pride.
Nel testo che si trova attualmente online, quella vergognosa allusione è stata cancellata in fretta e furia quasi sapessero bene che si trattava di una una bugia raccontata con evidenti finalità di promozione dell'odio:
Osservando le due versioni della pagina è possibile appurare che almeno 856 fondamentalisti avessero sottoscritto la sua petizione nella versione in cui si sosteneva che la manifestazione promuovesse gli abusi sessuali sui minori, solo 25 avrebbero apposto la firma nella nuova versione. Ciononostante, le vecchie firme continuano a figurare in calce al testo nonostante siano state prelevate con false affermazioni dal chiaro intento discriminatorio e diffamatorio.
Se l'impressione è che il signor Filippo Savarese, quale presidente della CitizienGo, sia troppo impegnato a festeggiare una sentenza che riconosce la possibilità di negare beni e servizi ai gay sulla base di distinguo che vengono giustificati nel nome di presunte credenze religiose (Gesù discriminerebbe i gay, diceva il pasticcere in quella che ha tutta l'aria di una bestemmia) ciò non toglie la sua responsabilità nei veicolare inaccettabili messaggi d'odio che si sommano a quelli che lui stesso firma di proprio pugno su Twitter:
Interessante è anche osservare come tutti i fondamentalisti anti-gay stiano facendo dell'omofobia la propria fonte di reddito. Se Savarese è stato assunto insieme a Coghe e alla Ruiu dallo spagnolo Arsuaga, l'adinolfiniano Fiani ha creato un'associazione integralista inaugurata lo scorso 16 maggio. È una gara al protagonismo in cui tutti loro vogliono prevale sugli altri e vogliono prendersi una fetta della torta.