Il vescovo Thomas Gumbleton attacca l'omofobia della Chiesa

Il vescovo Thomas Gumbleton si è esposto in prima persona nel raccontare di essersi pentito di aver dato ascolto all'omofobia della Chiesa.
In un articolo pubblicato sul Ncronline, ha parlato di come gli fosse stata inculcata un'idea di omosessualità spacciata come "scelta" (e quindi peccato), motivo per cui lui si era fatto promotore di quell'idea e andava in giro a raccontare che l'orientamento sessuale non potesse essere parte integrante dell’identità di una persona. Questo gli era stato detto in seminario e questo era quello a cui lui pensava di dover credere.
Tutto è cambiato quando il fratello, sposato e padre di quattro figli, ha fatto coming out e si è dichiarato gay: «Mi dispiace di non aver avuto più informazioni sulla sua situazione prima del coming out. La storia di mio fratello mi ha toccato nel profondo e ha contribuito a farmi maturare un nuovo giudizio sull’omosessualità», dichiara.
Toccato da un'esperienza personale, il vescovo dice di essersi reso contro della brutalità con cui giudicava e condannava nel confessionale chi gli parlava dei propri rapporti sentimentali con persone dello stesso sesso, davanti ad un sacerdote che condannava persino le amicizie: «Sentivo che li stavo guidando lontano da occasioni peccaminose, ma in realtà stavo eliminando la loro opportunità di instaurare vere amicizie. Non era il consiglio più giusto, tutti hanno bisogno di amicizie intime».
Il religioso non ha mancato di lanciare critiche contro la Chiesa, ricordando bene come documento ecclesiale “Cura pastorale delle persone omosessuali” pubblicato dall’ex Sant’Uffizio nel 1987 definisse l’omosessualità come un qualcosa di «oggettivamente disordinato». Gumbleton  osserva che «Questo insistere sul disordine di gay e lesbiche genera paura, rabbia e induce la gente a esprimere giudizi negativi sugli omosessuali. Nessun genitore dovrebbe mai dire a suo figlio che è ‘oggettivamente disordinato’. Si produce una ferita incredibile nel giovane».


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