Salvini: «I neonazisti volevano uccidere me». Ma Digos e Procura smentiscono


A ventiquattrore dal ritrovamento di un arsenale detenuto da quei neonazisti che Salvini dice non esistano, il ministro degli interni ha rotto il suo silenzio uscendosene con il sostenere che quelle armi servissero ad attentare alla sua vita.
«L'ho segnalata io. Era una delle tante minacce di morte che mi arrivano ogni giorno», ha dichiarato Salvini all'Ansa. Eppure non si capisce perché mai i neonazisti dovrebbero attentare all'uomo che ha permesso loro di sedere in parlamento e di tornare a far parte del dibattito politico, rinvigoriti da un leghismo che si basa sul sostenere che i migranti debbano essere l'asciati morire in mare o nei lager dato che Salvini esige si arresti chiunque provi a salvare le loro vite. Un'Italia in cui ci viene detto che i poveri vanno assediati e cacciati dallo loro abitazioni di fortuna perché l'abusivismo è concesso solo quando sono i neofascisti Casa Pound ad occupare abusivamente un ricco stabile del centro (e non certo un edificio abbandonato). L'Italia salviniana sostiene che il nemico siano i bambini che mettono in salvo i loro quaderni mentre lui schiera la polizia contro di loro. Vedere ragazzi che scagliano sassi contro i migranti che lavorano... e i neonazisti dovrebbero voler eliminare chi gli ha reso possibile tutto questo? Pare surreale.
Il ministro se n'è uscito pure sbraitando a squarciagola: «Penso di non aver mai fatto niente di male agli ucraini ma abbiamo inoltrato la segnalazione e non era un mitomane. Non conosco filonazisti. E sono contento quando beccano filo-nazisti, filo-comunisti o filo chiunque». Insomma, lui è contro chiunque sia contro qualcuno perché lui vive e fattura grazie alla contrapposizione. Lui non è mai per qualcosa ma sempre e solo contro qualcuno, che si tratti di donne, bambini o vite che lui è pronto a sacrificare per il suo tornaconto.

E se sin qui siamo all'analisi della rivisitazione salviniana dei fatti, la verità pare un po' diversa da come il ministro la racconta. Se è vero che un informatore di un paese dell'Est che aveva svelato l'esistenza di un traffico d'armi a livello internazionale riconducibile alle aree di estrema destra, l'ipotesi di un «presunto piano per colpire il ministro dell’Interno Matteo Salvini» è stato giudicato senza «consistenza investigativa » dalla Procura.
Quindi si parte dal notare che non è stato Salvini a scoprire i missili detenuti dall'ex candidato di Forza Nuova, così come nessuno voleva ucciderlo. Semplicemente è partendo da quelle rivelazioni che gli inquirenti hanno scoperto un traffico d'armi legato agli ambienti di estrema destra.
Surreale è anche il suo vittimismo nel piagnucolare che lui non avrebbe fatto nulla agli ucraini che dice vogliano ucciderlo. Se la procura ha chiarito che nessuno voleva colpirlo, discutibile è anche il suo tirarsi fuori dall'evidenza di come lui abbia ripetutamente chiesto che la Crimea venisse annessa alla Russia del suo amato Putin contro il volere degli ucraini.
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