La polizia libica finanziata da Salvini stuprava e vendeva i migranti ai trafficati di esseri umani


Stessimo ad ascoltare la propaganda di Matteo Salvini, il leader padano racconta ai propri proseliti che chi salva vite nel Mediterraneo debba essere ritenuto «complice dei trafficanti di esseri umani» ed è dunque per infinità bontà e non certo per razzismo che lui non vuole che qualcuno possa soccorrere chi rischia la vita in mare nella speranza di poter avere un futuro migliore. Ed è in nome di quella sua favoletta che il leader leghista ha regalato  enormi quantitativi di denaro pubblico alla Libia, chiedendo che si occupassero loro di far sparire quelle persone che non risultano gradite ai suoi elettori in virtù di etnia, colore della pelle e fede religiosa.
Ora emerge che la polizia finanziata da Salvini vendesse i profughi ai trafficanti. Lo dichiara un rapporto dell'Onu, constatando come «la Guardia costiera libica trasferisce migranti in centri di detenzione non ufficiali», dove si ritiene che funzionari del governo «vendano i migranti ai trafficanti» dopo averli torturati, schiavizzati e stuprati.
La sequenza di violazioni deposte sul tavolo del Tribunale internazionale dell’Aja chiama in causa anche la responsabilità di quei Paesi, come l’Italia, che finanziano ed equipaggiano a fondo perduto le autorità libiche, senza mai riuscire a ottenere neanche il minimo impegno per il rispetto dei diritti fondamentali.
All'interno di quei centri libici che Salvini definiva come alberghi a cinque stelle, le donne risultavano essere «particolarmente esposte a stupri e altre forme di violenza sessuale» e «hanno continuato a rischiare di subire abusi sessuali da parte delle guardie carcerarie». Inoltre «i migranti hanno continuato a essere detenuti in sovraffollamento, in condizioni disumane e degradanti, con cibo, acqua e cure mediche insufficienti e servizi igienico-sanitari molto scarsi». Il tutto mentre in Italia trova divertente deriderli mentre trangugia chili di cibo durante i suoi pranzi elettorali.di privazione della libertà». Al momento si contano 4.900 rifugiati e migranti detenuti nelle prigioni del governo, «ma un ulteriore numero sconosciuto di persone è detenuto in altre strutture» clandestine.

Il 29 luglio, vista «l’assenza di misure per far fronte a queste condizioni», l’Onu aveva chiesto «la chiusura di tutti i centri di detenzione». Invano.
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