Dopo essere stato beccato con la mano infilata nelle mutande di un cubista, il politico omofobo fa coming out


Sono passati dieci mesi da quanto il politico omofobo Aaron Schock è stato beccato mentre infilava del denaro nelle mutande di un cubista di un locale gay in Messico. Ex membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato dell’Illinois, Schock è tristemente noto per le sue posizioni contro i diritti lgbt e per la presunta "difesa della famiglia tradizionale". Si è opposto al matrimonio egualitario e non voleva l’abrogazione del Don’t ask don’t tell, ossia della legge statunitense che vietava i gay dichiarati di poter prestare servizio nelle forze armate.

Restato chiuso in un imbarazzante silenzio per mesi, il politico omofobo ha deciso di fare coming out attraverso un messaggio diffuso sui social network. Senza mai chiedere scusa per le sue posizioni omofobe e parlando della sua omosessualità come se si trattasse di un qualcosa di "stagliato" da condannare in nome della "religione", ha scritto:

Sono gay.
Per coloro che mi conoscono questo coming out non sarà una sorpresa. Nell’ultimo anno, ho stilato un elenco di persone che dovevano sentire la notizia direttamente da me prima di fare una dichiarazione pubblica. Volevo che mia madre, mio ​​padre, le mie sorelle, mio ​​fratello e i miei amici più cari lo sapessero per primi.
Il fatto che io sia gay è solo una di quelle cose della mia vita che necessitano di un’affermazione esplicita, per eliminare ogni dubbio e per confermare finalmente chi sono davvero. Mi pento del tempo sprecato e di non averlo detto prima.
La mia storia inizia nel Midwest rurale, facevo parte di una famiglia che aveva una grande fede e le sue tradizioni particolari. Nella chiesa cristiana apostolica a cui appartenevamo eravamo molto conosciuti. I miei genitori fecero del loro meglio per allevare me e i miei fratelli secondo i principi biblici. Memorizzare versetti della Bibbia, andare al campo della chiesa e a messa almeno due volte a settimana – quello era il mio mondo.
Gli insegnamenti che mi erano stati dati sull’omosessualità erano molto chiari. Per questo motivo, quando sono cresciuto e mi sono sentito attratto dai ragazzi, non volevo pensarci. Ho sempre preferito forzare i miei pensieri in altre direzioni.

La religione viene ancora una volta indicata come mandante dell'odio mentre pare evidente anche la paura dei giudizi altrui, ma nulla giustifica il suo essersi reso carnefice dei propri simili solo perché aveva paura dell'odio vomitato dagli omofobi.
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