Pillon annuncia un'interrogazione contro chi difende le donne importunate da Giorgio Celsi
Se era prevedibile che il senatore leghista Simone si sarebbe schierato con chi importuna le donne davanti agli ospedali pubblici, brandendo feti di plastica e crocefissi. Ma è da vomito nel suo ignorare la versione fornita dal medico aggredito mentre asserisce che la storiella raccontata nel comunicato stampa diramato da Giorgio Celsi debba essere ritenuta una verità rivelata.
I fatti si riferiscono al medico che dichiara di essere stato aggredito davanti all'ospedale di Monza dal violento manipolo di estremisti che da anni molestano le donne davanti agli ospedali pubblici o che organizzano finti funerali per i feti. Dal canto suo, Celsi sostiene il contrario, forte dell'assistenza legale gratuita che viene fornita dalle lobby integraliste. Se saranno i carabinieri a dover appurare i fatti, i leghisti paiono aver già già scelto la loro "verità", ovviamente secondo convenienza.
Pillon elogia il manipolo di violenti, giurando che il loro urlare insulti alle donne (con la mascherina sotto al naso in un luogo di cura in cui si recano gli immunidepressi) debba essere ritenuto un «ritrovarsi pacificamente a pregare per la vita nascente». Contro il medico dice avesse «in mano una catena» e giura che «prima ha insultato i presenti ha aggredito un volontario di 72 anni strattonandolo al collo e poi ha fatto altrettanto, aggredendo con calci e pugni Giorgio Celsi, presidente dell'associazione Ora et labora». Ebbene, il 72enne aggredito è quello che nelle foto da lui stesso pubblicate parla tranquillamente con il medico dopo la presunta aggressione.
Nel video che abbiamo recuperato e pubblicato su Gayburg, i fatti paiono infatti un po' diversi da come li racconta Pillon: l'anziano sta tranquillo a parlare col medico dopo il presunto strangolamento, mentre Celsi pare evidentemente alterato mentre urla insulti e ingiurie ad un ragazzo tranquillissimo. La «catena» di cui parla Pillon è quella di una moto o di uno scooter, ma dalle immagini pare evidente che il medico non abbia neppure lontanamente pensato di usarla contro i suoi aggressori. Inoltre Pillon omette di spiegare che il medico non ha la mascherina perché il suo Celsi gliela ha strappata, confermando come il suo atteggiamento non sarebbe stato così «pacifico» come giura il leghista.
Citando il «non praevalebunt» che tanto piace ai nazifascisti, Pillon incalza:
Solidarietà a Giorgio e agli amici pro life. Non praevalebunt. Presenterò un'interrogazione parlamentare per sapere dal ministro dell'Interno se nel nostro Paese siano considerate lecite le aggressioni ai volontari per la vita.
Iniziano poi gli insulti a chi ha riportato la versione del medico, sbraitando che chi insultato le donne deve poterlo fate con efferata violenza:
Vergognoso il titolo di Repubblica: "provocazione antiabortista", "un medico prova a fermare i manifestanti". "Provocazione" per cosa? sono anni che questi volontari pregano in silenzio per la vita con regolare preavviso: dove sarebbe la provocazione? Ora è vietato pregare?
"Prova a fermare i manifestanti"? Mi piacerebbe una volta provare a fermare a modo loro i manifestanti abortisti, solo per vedere come titolerà poi Repubblica.
È proprio vero che "non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna".
Insomma, ogni "ricostruzione" di Pillon pare partire da tesi facilmente constatabili, ma per lui tutto fa brodo se si tratta di fomentare odio. Ed il messaggio intimidatorio è chiaro: chisi oppone alla loro ideologia liberticida verrà perseguitato dalla lobby omofoba e rischierà di essere licenziato su mandato del faccendiere di Gandolfini a cui Salvini ha elargito uno ricchissimo stipendio pubblico e una pensione a vita.