Il video che mette in dubbio la versione di Giorgio Celsi sulla «aggressione» che dice di aver subito


Ignorata la testimonianza e la denuncia sporta dal medico contro Giorgio Celsi, il fondamentalismo organizzato sta cercando di costruire un caso attorno a quel loro estremista che si presenta davanti agli ospedali lombardi per infastidire le donne brandendo un crocefisso su cui ha incollato feti di plastica. L'organizzazione forzanovista Provita Onlus sostiene che il loro collaboratore sia stato «aggredito perché pro-life», la setta di Riccardo Cascioli sostiene che i no-choise dovrebbero temere per «l'incolumità» di chi vorrebbe privare le donne da ogni diritto di scelta mentre Gianfranco Amato afferma che «Giorgio Celsi e Virgilio Baroni, volontario di 72 anni, sono stati fisicamente aggrediti da un giovane medico, riportando lesioni personali». È infatti questa la versione sostenuta dagli avvocati di Celsi nel comunicato stampa diramato ai giornali.
Diversa è la versione del medico, il quale dichiara di essere stato aggredito da Celsi e di essersi difeso (anche se il leader di Ora et labora ha minacciato denunce contro chiunque osi riportare la sua versione dei fatti).

Dinnanzi a due versioni contrapposte e ad un fondamentalismo organizzato che minaccia di farla pagare a chiunque oserà contraddire la loro, ecco spuntare un video che pare mettere seriamente in dubbio la ricostruzione di Celsi. Le immagini mostrano l'estremista di Ora et Labora palesemente alterato che sbraita insulti contro il medico, dandogli della «testa di cazzo». Si vede poi il 72 in un momento successivo a quella «brutale aggressione» che dice di aver subito che se ne sta tranquillamente in piedi a conversare conversare con il medico. Se ovviamente saranno i carabinieri a dover stabilire cosa sia accaduto, pare un po' strano che un uomo di 72 che dichiara di aver subito «una brutale aggressione» non abbia riportato alcun trauma e se ne stia tranquillo a guardare Celsi che insulta il medico, peraltro molto tranquillo nel suo replicare alle invettive dei fondamentalisti.


Una seconda incongruenza riguarda la ricostruzione fornita da Celsi all'organizzazione integralista: «Mi ha preso a calci e pugni ma prima ha minacciato Virgilio, gli ha messo le mani al collo e l’ha spintonato. Io l’ho fotografato al volo per identificarlo, allora lui si è irritato e ha iniziato a picchiare me», dice.
Eppure la scena descritta pare proprio quella che si vede all'inizio video, dove il medico chiede se lo stessero filmando e una voce fuori campo risponde: «No, sto facendo delle foto». Se così fosse, l'intera ricostruzione di Celsi cadrebbe, dato che il video dimostrerebbe che da quel momento in poi i fatti non si sarebbero svolti come lui racconta.

Dalla sua pagina Facebook, l'uomo che sostiene di essere stato aggredito dal medico rivendica il suo essersi presentato davanti all'ospedale pubblico per «pregare per la conversione dei genitori che uccidono i bambini nel grembo materno» in quel suo presupporre che chi non la pensa come lui debba essere «convertito». Si mostra anche durante l'organizzazione di sepolture eseguite contro il volere dei genitori di scatole vuote a rappresentanza dei feti:




Insomma, pare che il fondamentalismo ambisca a poter subire una aggressione (salvo poi negare quelle gravi se la vittima è gay) al punto creare un caso davanti a fatti che paiono poca cosa pur di fare vittimismo. Era già accaduto nel 2013, quando Celsi cercò visibilità mediatica sostenendo anche in quel caso di essere stato aggredito, lanciando le sue accuse dalle pagine di un'organizzazione vicina a Forza Nuova.
Da parte nostra, ci auguriamo che questo video possa essere utile al giovane medico, aggredito dalla stampa integralista per la sua difesa dei diritti delle donne.

Curioso è poi come il tizio che si professa "pro-life" quando si tratta di chiedere che le donne siano obbligate con la forza a partorire, sia lo stesso che oppone i locali chiusi di Trieste agli sbarchi di Lampedusa, evidentemente ritenendo che la vita di chi è già nato non meriti alcuna tutela:


Intanto Rosario Mancino, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, ha espresso la «solidarietà» del partito di Giorgia Meloni a chi manifesta contro il diritto di scelta delle donne. Anche lui intenzionato ad ignorare la versione dei fatti fornita dal giovane medico, afferma che che «preoccupa la violenza contro le associazioni in difesa della vita» e parla di una «inammissibile la violenza contro chi manifesta pacificamente». Poi pazienza se è molto opinabile il suo ritenere che quelle manifestazioni sarebbero "in difesa della vita" o che lo sbraitare insulti alle donne significhi "manifestare pacificamente".
4 commenti