Vladimir Luxuria sbugiarda le bufale populiste contro il ddl Zan

Mentre Adinolfi sbraitava che l'omosessualità sarebbe peccato «peccato», il solito Francesco Borgonovo è andato da Del Debbio ha recitare le solite filastrocche della destra populista contro il ddl Zan, tirato in ballo la solita "ideologia gender" nelle scuole e le altre balle che tanto piacciono a chi dice che i crimini d'odio sarebbero "libertà di espressione" se a danno di un gay.
A smontare quella fantasiosa ricostruzione dei fatti ci ha pensato Vladimir Luxuria, la quale ha anche sbugiardato le fake-news sbraitate la sera precedente da Giogia Meloni sul palco di Maurizio Costanzo:

C’è l’aggravante per chi aggredisce le persone perché sono di colore. il reato esiste, quello di violenza, ma esistono anche le aggravanti. Per questo tipo di aggressioni, per chi picchia un altro perché è gay, non è prevista la stessa aggravante. credo che è giusto che esistano delle aggravanti. Vedete, qui non si tratta di un individuo che reagisce perché tu gli hai pestato il piede. Ci sono infatti delle persone che individuano un gruppo, di chi professa una religione diversa, con un colore della pelle diversa o che hanno un orientamento diverso. Quindi picchiandoti vogliono lanciare un monito a tutta quella comunità dicendo "attenzione, se voi dimostrate di volervi bene, se vi date un bacio, se vi tenete mano nella mano, noi vi picchiamo".
Il problema non sono le persone che dimostrano il loro affetto, ma sono coloro che si sentono minacciati dall’espressione d’affetto altrui. Sono loro che avrebbero bisogno di capire cosa c’è che non va in loro, quale problema hanno. Non chi vive serenamente il proprio affetto.

Peccato che i vari Adinolfi e le varie Meloni difficilmente rinunceranno a cercare profitti economici dalle paure degli omofobi, anche perché sarebbe davvero surreale se credessero in quello che dichiarano quasi non fossero in grado di comprendere un semplice testo di legge. E neppure fanno bene al Paese quei programmi di Rete 4 che impongono un "contraddittorio" alla condanna dei crimini d'odio.

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