Il partito di Adinolfi falsifica le accuse a Ricci e lo nomina «martire della persecuzione lgbt»


Il partito di Mario Adinolfi sostiene che Ricci sia un «martire italiano della persecuzione lgbt» e che Dio lo abbia ricompensato per la sua promozione dell'omofobia.
Nel 2017 fu sottoposto ad un procedimento disciplinare da parte dell’Ordine degli psicologi della Lombardia per la sua promozione di teorie prive di ogni scientificità che avrebbero potuto mettere a rischio la salute e il benessere dei suoi pazienti.
Contro il riconoscimento delle famiglie omogenitoriali, recitava come un rosario tutti i peggiori slogan del neofascismo, parlando di “ideologia gender”, “diritti senza responsabilità”, “euforia di libertà senza responsabilità”, “vacillamenti antropologici” e “rinascita dell’eugenetica nazista”.
nel suo libro "Il padre dov'era" edito nel 2013, affermava che:

Come è riscontrabile nella clinica psicanalitica dell’omosessualità maschile, quasi sempre l’orientamento omosessuale nasce e si sviluppa a partire da una carenza simbolica della funzione paterna. Spesso si tratta di padri che hanno abdicato alla loro funzione e che, per vari motivi, non hanno saputo o potuto proporre al figlio una trasmissione “sufficientemente sana” dello statuto maschile. Nella nostra società se la funzione della legge incontra il tempo di una sospensione o di un eclissamento, ecco affacciarsi il tema della perversione nelle sue varie coniugazioni, spesso socializzate, approvate, addirittura favorite.

Secondo il partito di Adinolfi, il fatto che i pazienti siano stati salvaguardati da chi sostiene simili stronzate sarebbe un martirio, una persecuzione, un affronto alla loro ostentata passione per le vagine:



Ovviamente Ricci non fu sottoposto a procedimento per l'affermazione riportata dal partito di Mario Adinolfi. Nel procedimento, tra le altre cose, si valutò il suo sostenere che «il sesso dei genitori, e non la funzione genitoriale, ad essere cruciale». Sostenne la sua tesi attribuendola a Lacan, il quale però non sostenne mai nulla di simile. Da qui il problema: uno psicologo può inventarsi di sana pianta delle teorie e infliggerle ai suoi pazienti senza che ci sia stato alcun dibattito scientifico?

Nello specifico, a far scattare le indagini furono alcune parole pronunciate il 21 gennaio 2016 nel corso della trasmissione televisiva “Dalla vostra parte” condotta da Del Debbio su Rete 4, uniti a svariati esposti che erano stati presentati contro di lui. Nella delibera gli furono contestato atti ben precisi:

“(…) in tale contesto [quello della trasmissione televisiva], il dott. Ricci è stato presentato come “psicologo” e si è definito egli stesso “psicanalista” e, pertanto, era presente a titolo personale come professionista, ma rappresentava altresì pubblicamente la categoria professionale degli psicologi;
In particolare, Il dottor Ricci ha affermato, tra l’altro:
- “(…) quello che è stato detto su Nicolosi è del tutto arbitrario…”,
- “(…) la funzione di padre di madre è essenziale e costitutiva del percorso di crescita…”,
- “(…) l’ideologia gender è questo sistema composto da varie assemblaggi relativi ad una certa concezione della sessualità secondo cui tutto è permesso, tutto è possibile, e secondo cui l'omosessualità viene equiparata a una sessualità naturale, all’eterosessualità… (interruzione di Grillini) … in termini psichici non è affatto così”. “(…) rilevato il possibile pregiudizio che tali affermazioni, così come rese pubblicamente, potrebbero arrecare nella vita privata e sociale altrui, nonché il rischio che in base a tali affermazioni si possano realizzare discriminazioni a danno di alcuni soggetti sulla base del loro orientamento sessuale”

Per questo gli fu contestato:

- per aver posto in essere, peraltro in un contesto pubblico in cui rappresentava la professione, un comportamento contrario al decoro, alla dignità e al corretto esercizio della stessa (articoli 2 e 38 del Codice Deontologico);
- per non essersi dimostrato socialmente responsabile delle proprie affermazioni (art. 3);
- per aver operato discriminazioni tra soggetti in base al loro orientamento sessuale;
- per aver utilizzato metodi, o comunque, avere collaborato ad iniziative lesive della dignità e del rispetto delle persone omosessuali (art. 4);
- per non aver mantenuto un livello adeguato di preparazione e aggiornamento professionale con riguardo ai settori in cui opera e non avere riconosciuti i limiti della propria competenza (art. 5) (….)”

E non ci fu alcuna «assoluzione», dato che ci fu solo un'archiviazione perché sette consiglieri ne chiesero la radiazione e altri sette si pronunciarono contro. A parità di voti, se la cavò.

Ricci scriveva per il periodico ciellino Tempi e collaborò anche con il leghista Gianfranco Amato, la fondamentalista Silvana De Mari e persino con quel Luca di Tolve che va in giro a promuovere fantomatiche "cure" dell'omosessualità. Espresse apprezzamenti anche verso le teorie di Tubertini (radiato dall'ordine nel 2015 per la sua promozione di fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità) e per Alida Vismara (ossia una casalinga svizzera che promuoveva quelle stesse aberrazioni).
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