Jacopo Coghe dice che l'odio sia "libertà di espressione", ma poi schiuma perché Fedez lo ha criticato


Jacopo Coghe si è giocato la carta delle figlie, ricorrendo a quella tattica già collaudata dal suo Matteo Salvini quando mostrò ai giornalisti la sua videochianata ad una minorenne in occasione del suo processo per sequestro di persona. In un surreale comunicato stampa, il vicepresidente dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus scrive:

“Davanti al televisore, a casa con la mia famiglia, mi sono imbattuto nel pistolotto di Fedez e ad un certo punto mi sono sentito citato e deriso senza possibilità di contraddittorio. Ma un cantante, può porre in essere questi attacchi personali senza possibilità di contraddittorio? Nelle sue parole ho percepito una violenza inaudita, tutto questo pagato con i nostri soldi, perché si tratta di servizio pubblico. La Rai non può farsi megafono di una singola voce. È vergognoso oltre che non rispettoso delle regole" ha dichiarato Jacopo Coghe, vice presidente di Pro Vita e Famiglia onlus, attaccato come ultracattolico e antiabortista e amicone del leghista Simone Pillon, dal cantante rap durante il concertone del primo maggio andato in onda su Raitre.
“Fedez pensi a cantare, senza condannare le opinioni degli italiani, tutelate dalla Costituzione e dal nostro diritto. Se vuol fare il politico, scenda in campo e si confronti allora in un dibattito pubblico e mostri tutta la sua ignoranza sul tema. La sua è solo propaganda, non conosce i contenuti del Ddl Zan, non è in grado di entrare nei singoli temi e pubblicizza l’antiomofobia come fosse uno smalto. Si metta in gioco, lo aspetto per un confronto alla pari” ha concluso Jacopo Coghe.

Se le rancorose parole di Jacopo Coghe sottolineano il panico integralista davanti a chi ha semplicemente reso pubbliche alcune dichiarazioni di esponenti leghisti che erano state confezionate per un pubblico di omofobi, la storia del "contraddittorio" pare abbastanza patetica. Infatti non c'è stato contraddittorio quanto il loro presidente si presentò dai leghisti di Radio Padania Libera a diffamare Gayburg. Non c'è stato contraddittorio quando si fecero patrocinare dalla Lega un convegno in cui Silvana De Mari si alternava sul palco al prete ortodosso che giustificava gli uomini che picchiano le mogli. E non ci fu contraddittorio neppure quando cercarono di comprarsi l'opinione pubblica con costosi cartelloni pubblicitari pagati da chissà quale patriarca...
Surreale è anche il suo sostenere che i crimini d'odio sarebbero "libertà di espressione" ma che un cittadino non possa esprimere opinioni se non si è candidato in un qualche partito. Il tutto, peraltro, per voce di quel Jacopo Coghe vuole auto-proclamarsi maggioranza senza manco passare dalle urne, fregandosene di provare a vedere quanti integralisti vorranno essere rappresentati da lui. D'altronde è più facile fare i prepotenti che ricorrere alle regole democratiche.
In un testo dove ogni singola parola andrebbe contrastata, troviamo anche il suo sostenere che Fedez non conoscerebbe la legge. Peccato che Fedez non abbia detto una sola parola sulla legge in sé, limitandosi a criticare dei leghisti che vogliono impedire al Senato di poterne discutere per impedire che la maggioranza degli italiani possano approvare leggi che non piacciono ai russi.
Quindi ci faccia capire. Il signorino Coghe sostiene che l'odio sia libertà e che le opinione siano un affronto alla prepotenza della ricca élite di cui lui fa parte? Ed è proprio certo che la democrazia e la discussione parlamentari delle leggi sarebbero contro la nostra Costituzione?
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