Adinolfi si paragona alle persone trans, sostenendo che da adolescente lui non capisse se era uomo o donna


Con la sua solita presunzione, Mario Adinolfi si è presentato ai microfoni di Radio 105 dicendo di voler «spiegare come si deve comportare un genitore davanti ad un figlio che attraversi questa confusione». Ad essere definita «confusione» è l'identità di genere dei ragazzi, ossia una caratteristica naturale che lui nega esista. E chissà sulla base di quali competenze lui sostenga di sapere cosa dovrebbero fare gli altri genitori, dato che il suo dirigere un partito che invita a «riempire di botte» le donne trans non pare fare curriculum in tema di educazione del fanciullo.



Nel suo intervento, il fondamentalista ha ripetuto i suoi soliti sloga, dicendo che «si nasce nasce e si nasce femmina e non si cambia la natura». Si lancia così nel sostenere che l'identità di genere sarebbe una questione adolescenziale e si lancia nel sostenere che «penso anch'io di aver attraversato dei momenti di confusione e sfido chi non li ha attraversati, ma il problema è non enfatizzarli».
Apprendiamo così che il giovane Adinolfi non sapesse se era maschio o femmina, forse confondendosi nel suo banalizzare i temi con quella fase adolescenziale che riguarda l'attrazione e non l'identità.


Inizia così a dire che lui sarebbe «genitore di tre bambine che sono poi diventate donne» e che l'identità di genere sarebbe «una malattia». Dice che la percezione sarebbe una «confezione» che lui sostiene che «nel 99,9% dei casi si riallinea al nostro sesso di apparenza». Insomma, ripete la solita propaganda dell'organizzazione forzanovista Provita Onlus che si basa sul confondere il tema dell'identità di genere con più comuni fasi dell'adolescenza, spacciando due cose diverse come se fossero la stessa cosa. Ed è facile temere che il loro scopo sia quello di sfruttare l'incapacità degli analfabeti funzionali a comprendere tutto ciò che non è espressione del loro vissuto per cercare di proporgli un esempio sbagliato che possa trarli in inganno.
Sempre facendo credere che si stia palando di una normale confusione adolescenziale e non di disforia di genere, sostiene che qualcuno inietterebbe ormoni «a bambini di 10 anni» per bloccare la loro pubertà perché la gente vorrebbe cambiare sesso per emulare imprecisate «star».

Sempre facendo confusione, inizia precisare che «qui non si sta parlando di omosessualità» quasi pensasse che qualcuno avrebbe potuto confondersi. Un timore lecito, dato che lui ha spacciato l'atrazine adolescenziale per il proprio sesso come una disforia di genere. Ed è cosi che inizia a dire che qualcuno vorrebbe «cancellare l'identità maschile e femminile», forse confondendosi con gli stereotipi di genere che qualcuno vorrebbe giustamente cancellare. ma lui preferisce asserire che «la natura è binaria», senza spiegare su quali basi lo avrebbe deciso asserendo che quella divisione sarebbe «ineeliminabile in natura» senza provare che la natura non sarebbe più varia rispetto alle sue pulsioni sessuali. Ne conclude che l'identità di genere sarebbe «una moda» e che quello sarebbe un tema che dovrebbe essere demandato a genitori che dovrebbero poter decidere se fare del male ai figli o rispettarli a seconda dei loro pregiudizi. La sua tesi è che il genitore debba porsi come una «guida che deve tirarli fuori da una situazione di confusione», tornando a porre come base del suo ragionamento la negazione sull'esistenza dell'identità di genere. Precisa infine che il genitore dovrebbe ascoltare i figli per poi dirgli che loro gli ordino di essere del genere corrispondente al sesso biologico perché lo vuole Adinolfi.

Ad indicare come il suo sostenere che i genitori avrebbero «pulsioni malsane» o che l'identità di genere sarebbe una «stronzata ideologica» che lui assicura non vada accettata, è sulla sua pagina Facebook che comunica come quegli slogan siano entrati a far parte della sua narrazione ideologica:



L'abitudine di Adinolfi è alla creazione di slogan che vengono poi ripetuti instantemente nei suoi messaggi in modo che siano inculcati agli altri. Ed è così che tenta di convincere quei genitori che lui ha invitato a non vaccinarsi a non dare retta agli psicologi perché lui ha deciso che l'accettazione sarebbe una "pratica barbara".
1 commento