No, Adinolfi. Luxuria è una donna trans, non «il solito trans» che ti diverti ad apostrofare al maschile


La retorica di Mario Adinolfi pare essersi ormai ridotta ad un susseguirsi di insulti e di offese dirette ai gay. Oggi li accusa di essere fascisti perché rivendicano una eguaglianza che lui vuole gli sia negata e sostiene di dover «difendere la Costituzione Repubblicana» da chi osa osservare che l'articolo 29 si guarda bene dal definire il sesso dei coniugi, nonostante lui ami sostenere l'opposto quando si diverte ad irridere le famiglie gay dicendo che i suoi due matrimoni varrebbero più delle loro unioni.

Ma dato che Adinolfi vuole sostenete che i gay siano brutti e cattivi, inizia ad accusarli di aver «oltraggiato la religione cattolica e le sue immagini» mentre si lamenta che qualcuno ritenga che «per gli omofobi devono scattare limitazioni e persino la carcerazione, perché vanno equiparati a nazisti e antisemiti, come indicato nel ddl Zan». Peccato che il ddl Zan non parli di punire gli omofobi, ma solo chi commettere crimini dettati dall'omofobia o istiga alla discriminazione. Inoltre nessuno li equiparrebbe ai nazisti, ma ci si limiterebbe ad estendere le tutele che la Legge Reale-Mancino riserva ai gruppi religiosi o sedicenti tali.
E così inizia a dire che dinnanzi al contrato ai crimini d'odio «occorre opporre una diga, altrimenti la loro violenza tracima». Buffo, dato che di solito è l'aggressore ad essere considerato violento e non le sue vittime. E in questo caso è lui a ostentare la sua mancanza di rispetto nell'etichettare come «il solito trans» la povera Vladimir Luxuria, usando quel maschile che riservò anche a Cloe quando la denigrò in diretta televisiva prima che la discriminazione la spingesse al suicidio.

Tutto questo viene dato come l'anticipazione di ciò che urlarà in televisione questa sera:



Scommettete che non parlerà di Cloe, nonostante l'abbia conosciuta direttamente quando la denigrava in diretta televisiva e contribuì ad allontanarla dall'insegnanto.
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