Pillon torna a fare vittimismo, dicendosi «perseguitato» da chi difende le vittime della sua persecuzione


Da buon commerciante, pare proprio che l'ex senatore leghista Simone Pillon stia cercando ogni pretesto pur di far parlare del suo libro omofobo di istigazione alla discriminazione incentrato sulla sua falsa testimonianza e su una deplorevole mistificazione dei fatti.
E dato che Maurizio Belpietro si era già premurato di finanziargli quell'osceno congresso di Verona in cui lui e i suoi amici russi radunarono i peggiori omofobi del pianeta, tra cui anche preti ortodossi che invocavano la depenalizzazione della violenza sulle donne, forse non stupisce che sia stato proprio il giornale populista di Belpietro ad inventarsi una polemica volta a tentare di sostenere che i persecutori si debbano sentire perseguitati da chi non si fa perseguitare.

Esprimendo la sua «solidarietà» a chi scrive poesia per i libri omofobi dei leghisti e non alle vittime di pestaggi, violenze e persecuzioni omofobe, l'ex senatore inizia a dire che lui si sente come i quei predicatori inglesi che sono stati multati per aver aggredito delle persone per strada urlando che lui li riteneva un abominio. Ma, ovviamente, Pillon giura su Dio che urlare insulti ai gay sarebbe un diritto degli omofobi e che lui si sente minacciato da chi osa contestare le sue crociate liberticide contro le minoranze:



Sarebbe bello che Pillon provasse a parlare della persecuzione subita da quelle donne trans che lui dice vadano insultate e diffamate perché a lui non sta bene possano vivere in santa pace la loro vita. sarebbe bello provasse a pensare a quelle aggressioni e pestaggi fisici abbia contribuito affossando il ddl Zan. Ma lui preferisce fare la vittima dicendo che chi scrive poesie per il suo libro verrebbe «perseguitato».
Così «perseguitato» che il diretto interessato dice di non essersene manco accorto, con come le vittime di omofobia che ogni santo giorno si rendono ben conto delle violenze che subiscono mentre Pillon difende i loro persecutori:



E dopo aver spiegato che Pillon definisce «persecuzioni» quello che lui definisce come «nulla di rilevante», è solo alcune digressioni contro la pandemia e contro i vaccini che il poeta di Pillon si mette a diere che il libro omofobo incentrato sulla mistificazione sarebbe «un libro culturale» e che per questo il leghista avrebbe «chiesto a persone di cultura come me e sgarbi un contributo».



Come no? Esattamente dove vedrebbero "cultura" in un libro di istigazione alla discriminazione incentrato sulla bufala "gender" che ha la prefazione di un tale che voleva ribattezzare le sale matrimoni in "sale culimoni" in offesa ai gay?
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