L'ultima sparata di Provita Onlus: «La carriera alias favorisce la transizione di genere all’insaputa dei genitori»


Tutto eccitato perché la sua Giorgia Meloni ha privato i figli delle famiglie gay dai diritti sanciti nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza del 1989, compiacendo i sogni più proibiti delle lobby integraliste finanziate da Mosca, Jacopo Coghe è al lavoro per carcare di garantire che gli studenti trans siano resi vittima di sistematica discriminazioni perché lui si dice infastidito da chi concede loro rispetto.
Ed è quasi comico che da giorni dica che una lettera di minaccia inviata ad un liceo di Venezia da un esponente di Fratelli d'Italia dovrebbe dettare legge a danno dei minori a loro graditi in tutto il Paese.

In quel suo costante tentativo di corrompere alla discriminazione gli ignoranti cercando di istillare paure irrazionali contro chiunque non condivida il suo orientamento sessuale da maschio bianco cisgender che ritiene che dai suoi coioti dovrebbero derivare privilegi economici, sociali e civili, è a nome della sua organizzazione forzanovista Provita Onlus che scrive:



Il link rimanda ad un surreale articolo di Giuliano Guzzo, autore del quotidiano di propaganda populista di Maurizio Belpietro che vanta innumerevoli attacchi alla comunità lgbt. Ed è sul loro sito che Guzzo scrive:

Una grande manifestazione nella nostra Capitale per la “carriera alias”, mascherata – il che non ci stupisce – da manifestazione a favore dei diritti e contro le discriminazioni alle persone transgender. È quella che si è tenuta sabato scorso a Roma, secondo quanto riportato anche dall’Ansa, che ha riferito quanto successo durante la «prima manifestazione in Italia per i diritti delle giovani persone trans». A quali «diritti delle giovani persone trans» si faccia riferimento l’ha esplicitato bene Repubblica, riportando le parole di Gioele Lavalle, presidente dell'associazione GenderX che ha promosso la manifestazione: «Noi vogliamo che la 'Carriera Alias' sia applicata in tutte le scuole italiane e che sia fatta a dovere».

Apprendiamo così che le lobby omofobe hanno la pretesa di imporre cosa dovrebbero pensare le vittime della loro discriminazione, con Jacopo Coghe che giura che la carriera alias (che permette agli studenti trans di non essere discriminati) non avrebbe nulla a che vedere con la discriminazione.

Ed è quasi comico come dicano che una lettera di un esponente di Fratelli d'Italia dovrebbe rappresentare un parere condiviso contro una forma di rispetto che tutti gli organi scientifici indicano come un utile strumento che ha effetti benefici sulla salute mentale dei ragazzi. E così scrivono:

Questa è una campana sul tema, ma non è certamente l’unica. Esiste anche chi si oppone fermamente alla “carriera alias”. Per esempio, in Veneto, due delegati di Fratelli d'Italia, a "Istruzione" e "Famiglia e valori non negoziabili", Anita Menegatto e Andrea Barbini, hanno scritto alla dirigente scolastica dell'istituto Marco Polo di Venezia e mettendola in guardia ad un’iniziativa di assai dubbia liceità.

Peccato che non sia Coghe a decidere cosa sia legale, anche se è evidente che lui sarebbe disposto a dunque cosa per ottenere leggi anti-gay ispirate al suo amato Putin. E così dicono che il tizio di Fratelli d'Italia avrebbe ragione perché ha citato le teorie della loro organizzazione:

La Preside si è a sua volta lamentata parlando di ingerenza e di «richiesta irricevibile», ma va detto che le sottolineature degli esponenti di Fdi non sono così campate per aria, anzi. Non a caso Pro Vita & Famiglia lo scorso dicembre faceva sapere di aver «lanciato la più vasta campagna legale contro l’ideologia gender in Italia, notificando circa 150 diffide ad altrettante scuole che hanno approvato la cosiddetta Carriera Alias per "alunni transgender" su pressione del movimento Lgbtqia+, intimandone l'immediato annullamento».

L'articolo torna così a fare disinformazione sulla manifestazione di Roma:

Tornando alla manifestazione tenutasi a Roma, ci sono alcuni aspetti che vanno assolutamente chiariti o ribaditi, per chi non li avesse già presenti. Anzitutto, c’è da dire che un conto sono le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale e un altro, ben diverso, è “la carriera alias”.

Scopriamo così che Provita Onlus fa propaganda contro le persone lgbt da anni ma non ha ancora capito la differenza tra orientamento sessuale e identità di genere. Infatti il loro parlare di "orientamento sessuale" in riferimento a persone trans sta ad indicare che paiono non sapere di cosa parlano.
A quel punto Provita Onlus inizia a negare esista omofobia in Italia e si inventa che nell'intero Paese ci sarebbero state solo «107 casi globali» di discriminazione contro «persone non eterosessuali». Certo, come no. E non va meglio col loro parlare a vanvera di altri temi:

Sotto il profilo giuridico ma non solo, come suggerisce un chiaro monito sui bloccanti della pubertà recentemente diffuso dalla Società Psicoanalitica italiana. In altre parole, con questo percorso così discusso – e dalle basi giuridiche pressoché inesistenti, almeno nel nostro ordinamento -, si rischia seriamente di agevolare quell’identità fluida che può portare dei giovani all’avvio ingiustificato all’iter di riassegnazione sessuale.

Cosa dovrebbero c'entrare i bloccanti della pubertà con la "carriera alas" lo sanno solo loro, anche se l'impressione è che stiano semplicemente citando a casaccio le parole chiave della loro propaganda senza preoccuparsi di dare un senso alle parole. Ed è sempre ispirata alle loro deliranti teorie che cercando i convincere i loro proseliti che la mancata discriminazione die figli altrui potrebbe portare i loro figli a cambiare sesso contro il loro volere:

Forse nella manifestazione romana non lo si è rammentato, ma uno dei pericolo della “carriera alias” è quello di agevolare e favorire la transizione di genere all’insaputa dei genitori.

Quindi nel fantasioso mondo in cui loro vedono solo «107 casi globali» di discriminazione, giurano che il figlio dell'omofobo medio possa andare a scuola e uscire operato durante l'orario scolastico. Ed ovviamente dicono che la libertà sarebbe dittatura dato che il genitore dovrebbe imporre ai figli quali caratteristiche naturali debbano avere per piacere alle organizzazioni forzanoviste:

Una cosa gravissima, dal momento che i genitori dovrebbero avere il primato educativo sulle famiglie, primato che – lo insegna la storia contemporanea – solo i totalitarismi hanno insidiato. Vogliamo forse, rassicurati dalla retorica dei “nuovi diritti”, ripercorrere simili, disastrose orme? Vale la pena pensarci bene, finché siamo in tempo.

Insomma, al solito puntano sull'instillare paura nelle persone più ignoranti cercando di fargli creder e che la mancata discriminazione di chi non piace a Putin possa portare i loro figli a diventare persone che non saranno disposte a stuprare minorenni come i militari di leva del loro amatissimo presidente russo.
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