Porro insulta quanti non vogliono venerare la salma del bunga-bunga per editto di re Giorgia


Nicola Porro è uno die prodotti di Berlusconi. Urla, fa "toc toc" e dice tante parolacce, proponendosi come una sorta di imbonitore mascherato da giornalista.
Tutto felice perché il suo Berlusconi sarà il primo pregiudicato ad ottenere funerali di stato e lutto nazionale, Porro annuncia che il suo Max Del Papa ha defecato uno di quei suoi soliti cumoli di insulti che il dipendente di Berlusconi spaccia per articoli:



Al centro delle sue invettive c'è il rettore Montanari, definito «patetico» perché non intende obbedire agli ordini di re Giorgia e celebrare un pregiudicato che la Cassazione dichiara finanziasse Cosa Nostra attraverso la Fininvest.

Esordendo con i soliti insulti, Del Para punta il diro contro chi osa sostenere che sia un'offesa all'Italia celebrare funerali di stato per il re del bunga-bunga dopo averli negati a Falcone e Borsellino:

Quando c’è da coprirsi di ridicolo i comunisti non deludono mai e Tomaso con una emme Montanari comunista modestamente lo nacque: dalla cadreghina di rettore dell’Università degli stranieri di Siena, certamente ottenuta per meritocrazia perché i raccomandati stanno altrove, lancia la resistenza a gamba tesa, che proprio non gli si addice: vietate le bandiere a mezz’asta per la morte di Berlusconi “Per assumermi la responsabilità di una scelta, evidentemente controcorrente. Nessun odio, ma nessuna santificazione ipocrita. Ricordare chi è stato Berlusconi, è oggi un dovere civile”.
E scatta il primo pernacchio: nessun odio? Ricordare chi è stato?

Parlando a pernacchi quasi a voler chiarire il degrado etico e morale del suo intervento, Del Papa urla che chi non ama Berlusconi sarebbe comunista e che faccia bene la destra ad imporre con la forza la santificazione di chi è dalla loro parte:

Siccome è comunista, Tommy, anzi Tomy, non si tiene e rincara la dose, purtroppo per lui: “Naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati”. Secondo pernacchione in stereo, canale sinistro l’ipocrisia, canale destro l’ideologia.

Se basterebbe guardare ai prodotti di Porro per capire di che cosa stia parlando il rettore, Del Papa sostiene che la corruzione andrebbe elogiata:

Tolta la paccottiglia di repertorio stile Antimafia Duemila, basta un indizio, quello del giudizio necessario: appunto, siete dei poveri comunisti. Che fa rima con opportunisti: tutti in fila per tre col resto di due per entrare nelle sue aziende editoriali, visto che pagava bene, e adesso vorrebbero riverginarsi con trovatine misere come i disegnini, le bandiere ad asta lunga, alla cinese, le feste dell’Arci ove ci si sballa per la dipartita: amorfi, amebe che se gli nomini Mario Mieli si mettono sull’attenti, se gli citi Cesare Battisti, lo stragista, tirano su il pugnetto. Parassitelli che fermentano a vita in quei bivacchi di manipoli che sono i centri sociali e non colgono la distanza tra il passare e il lasciare. “Ah, ha fatto tutto con la corruzione”: ma, ammesso che così sia, una corruzione che ha lasciato una cittadella moderna oggi come 50 anni fa, che ha impiegato decine di migliaia di persone nelle televisioni, che ha immaginato e creato, la sinistra smidollata e rancorosa passa dalla corruzione russa a quella degli emirati e mangia, mangia solo, non lascia mai niente.

Insomma, Berlusconi faceva bene a delinquere. E faceva bene anche ad andare con prostituire forse minorenni:

Lo hanno dipinto, a zero condanne, come il superboss dai tempi di Portella della Ginestra, quando aveva suppergiù 10 anni, ma sulle tracimazione mafiose nella sinistra istituzionale, civile e persino religiosa dei “preti sociali”, diventano fatalisti; lo hanno maledetto in fama di puttaniere e pedofilo, come se le puttane del re le avesse inventate lui, ma sulle vergini bambine di Mao, sui sigari democratici di Clinton, sulle Marilyn Monroe che sollazzavano l’intero clan Kennedy, sorrisetti di denti marci e allusioni da bettola, quel machismo sudato, alcolizzato, chiazzato, davvero veterocomunista.

Del papa trenta dunque di sostenere che un uomo condannato in via definitiva per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita avrebbe avuto "zero condanne" perché in altri casi si era creato indulti, aveva depenalizzato i reati commessi o aveva disertato i processi fino a farli cadere in prescrizione.

Immancabile è anche il paragrafo dedicato al vittimismo:

Non contenti dell’odio demenziale in vita, glielo rinnovano a cadavere caldo come se quello, morendo, avesse voluto far dispetto a loro. E non c’è dubbio che molti, senza di lui, restano completamente privi di una ragione di vita e, in qualche caso, di sovvenzioni. Grigi, frigidi, noiosi, inetti, fondamentalmente disperati, più odiano un cadavere e più si sentono risuonare addosso quella frase immortale: “Perché siete come sempre dei poveri comunisti!”.

A detta di Berlusconi, loro sono fascisti. Lo diceva il loro beniamino in discorsi pubblici, vantandosi che «i fascisti li abbiamo legittimati noi, li abbiamo costituzionalizzati noi!». E sinceramente a creare disagio non è la dipartita di Berlusconi, ma un governo che vuole imporre la venerazione della sua salma.
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