Roveda sostiene che avrebbe ragione Vannacci perché lo dicono Pillon e CasaPound


Sono ormai giorni che il pastore evangelico Luigi Carollo invita i suoi adepti a rinnegate Gesù per credere in Vannacci. Evidentemente eccitato dai discorsi d'odio del generale della Folgore, è in ode alla sua omofobia, al suo razzismo e alla sua xenofobia che scrive:



Segue il solito articolo del suo amico Elia Rovera, ossia un personaggio molto vicino a Forza Nuova e Fiamma Tricolore. Davanti ad un membro dell'esercito che si permette di denigrare gli stranieri o di sostenere che i gay sarebbero anormali, Rovera si lancia in un improbabile paragone con Giordano Bruno prima di scrivere:

Il 17 agosto scorso è scoppiata una polemica senza senso contro il Generale Roberto Vannacci, ex Comandante della Brigata Paracadutisti “Folgore”, che ha osato sfidare il mainstream della Sinistra più becera ed ideologica scrivendo un libro di oltre 300 pagine dal titolo: “Il mondo al contrario” in cui affronta senza mezzi termini i temi del femminismo, del gender, dell’immigrazione e dell’abusivismo, “senza peli sulla lingua”.

Certo, come no. Peccato che esista una certa differenza tra esprimere una lecita opinione e macchiarsi di istigazione all'odio esprimendo concetti incompatibili con i nostri principi costituzionali. E sicuramente non è il loro generale ad essere "perseguitato" dato che il suo libro pare una somma della propaganda della destra, culminando con l'auspicio di vere e proprie persecuzione di ogni minoranza.

Nonostante la sospensione di Vannacci da ogni incarico pareva il minimo sindacale, Roveda pare molto arrabbiato mentre incalza:

La posizione più dura – e ai più incomprensibile -, però, l’ha assunta il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, “Fratelli d’Italia”, che su Twitter ha scritto: “Non utilizzate le farneticazioni personali di un Generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le Forze Armate. Il Gen. Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione. Per questo sarà avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto”.
Parole senz’altro inopportune se a pronunciarle è un ministro della Repubblica che dovrebbe tenere un profilo istituzionale invece di inveire contro un eminentissimo generale su un social network, peraltro manco italiano.

Fa abbastanza sorridere che a insultare l'italiano del ministro sua un tale che scrive articoli che paiono temi scolastici, altrettanto inopportuno pare il fatto che Rovera si arroghi il diritto di ritenere ingiustificata la difesa dei nostri principi costituzionali. E così, in quella loro abitudine a citarsi a vicenda, Rovera tira in ballo il suo amato Pillon:

A rispondere a Crosetto ci ha pensato, tra gli altri, l’ex Senatore Simone Pillon, “Lega”, che, da avvocato quale è, ha twittato: “Penso sia buona cosa che un generale dei parà sappia distinguere un maschio da una femmina mentre trovo grave che un ministro esprima valutazioni disciplinari su twitter, oltretutto su pressione del PD e di Repubblica…”.

Se è grave che Pillon ponga Lega e Fratelli d’Italia all'esterno della Costituzione, Rovera prosegue in insinuazioni e citazioni prese dagli esponenti neofascisti:

Non si può escludere che gli esposti fatti dal Generale Vannacci alla Procura Militare e alla Procura Ordinaria di Roma, con i quali egli si schierò apertamente dalla parte della truppa, possano aver scatenato il polverone mediatico di questi giorni.
La giornalista Francesca Totolo de “Il Primato Nazionale”, fa presente che il Generale Vannacci nei citati esposti “denunciava gravi e ripetute omissioni nella tutela della salute del contingente italiano (uranio impoverito)”.

In realtà è alquanto curioso di inventi simili presti, dato che è chiaro a tutti che le critiche riguardano le parole inaccettabili pronunciate e non altro. Se Roveda non vede problemi in quelle parole, forse dovrebbe porsi delle domande. Ed ancora, davanti i vertici militari che si riservano l’adozione di ogni eventuale provvedimento utile a tutelare la propria immagine, scrive:

Il Generale Vannacci, in quanto libero cittadino, al di fuori del suo turno di lavoro può scrivere tutto quello che ritiene più opportuno. Non avrebbe dovuto chiedere autorizzazione all’Esercito Italiano per scrivere il libro in quanto, lo stesso, non trattava tematiche squisitamente militari e secretate da segreto militare ma, bensì, tematiche sociali e sociologiche per le quali, in virtù dell’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana, ogni Cittadino Italiano può esprimere la sua opinione.
Anche per questo motivo, Simone Pillon, che oltre ad essere un apprezzato politico è un avvocato cassazionista, ha ribadito che “i processi disciplinari non si fanno su Twitter” ed ha affermato: “sarei onorato di difendere pro bono il gen. Vannacci”.

Se è curioso che a irridere l'articolo 21 della Costituzione sia un tale che invoca leggi in stile russo che neghino il diritto di espressione a chi non è gradito alle lobby evangeliche, forse gli si potrebbe spiegare che un militare non può fare quello che vuole anche quando non è in servizio.
Se un comune impiegato può essere accusato di danneggiare l'immagine dell'azienda se dovesse parlare male nel suo tempo libro, pare evidente che nel caso di militari gli obblighi siano molto più stringenti. Eppure Roveda si affretta a citare sempre il solito Pillon:

Anche per questo motivo, Simone Pillon, che oltre ad essere un apprezzato politico è un avvocato cassazionista, ha ribadito che “i processi disciplinari non si fanno su Twitter” ed ha affermato: “sarei onorato di difendere pro bono il gen. Vannacci”.

Lamentandosi per la doverosa sospensione dell'ex generale da ogni incarico istituzionale, è citando a casaccio Unione Europea e Stati Uniti d'America che conclude:

Il 18 agosto, ad un giorno dall’inizio delle polemiche, è calata sul Generale Vannacci la scure del Ministero della Difesa. Lo Stato Maggiore dell’Esercito ha “sollevato dal comando e rimosso da capo dell’Istituto Geografico Militare di Firenze” l’ex-Aquila 1. [...] Il Generale Vannacci, da militare tutto d’un pezzo qual è, quando ha appreso la decisione presa dai suoi superiori ha semplicemente detto: “Quando scrivevo questo libro sapevo che avrebbe dato da discutere ma sicuramente non mi aspettavo questo polverone. Non replicherò a decisioni che arrivano da una catena gerarchica. Lo farò nelle sedi opportune. La Costituzione garantisce la libertà di parola. Da me nessuna istigazione all’odio. Io non mi sento di fare passi indietro, rivendico quanto ho scritto. Non uso mai parole volgari o triviali: esprimo liberamente i miei pensieri”.
Sicuramente questa vicenda ci terrà compagnia a lungo e creerà le basi per una nuova “caccia alle streghe” verso chi non si piega al pensiero unico dominante imposto da Unione Europea e Stati Uniti d’America.

Insomma, Carollo sostiene che Roveda abbia deciso che avrebbe ragione Vannacci perché lo dicono Pillon e CasaPound. E se davanti all'odio amano citare a casaccio la libertà di espressione, poi urlano che i Pride andrebbero vietati, che le donne trans non devono poter esistere o che gli studenti dovrebbero essere privati da una sana educazione al rispetto. Per la serie: vogliono un "libertà" a senso unico sulla base del loro pensiero unico.
Peccato che il caso Vannacci dovrebbe sollevare ben altri problemi, come il capire come sia possibile che un simile personaggio abbia potuto raggiungere simili posizioni. Perché se Hitler ci ha insegnato che è molto facile adescare violenti e prepotenti promettendo odio e discriminazioni, la costituzione dovrebbe tutelarci da simili pesronaggi.
Commenti