Il problema è il fact-checking o gli utenti che usano i social per cercare vittime da odiare?
Mentre la lega tenta di usare il cadavere di Giovanna Pedretti per disfarsi della Lucarelli e fare propaganda contro le opposizioni, è probabilmente Bufale.net ad aver centrato il vero tema. Infatti è pare assurdo pensare che la colpa di quanto accaduto sia di chi ha cercato di verificare le fonti, come sostiene Salvini. Ma ha molto più senso temere che il problema sia un pubblico incattivito che è stato addestrato a cercare bersagli su cui sfogare le proprie frustrazioni sui social:
Per anni, il sistema comunicativo di Salvini si era incentrato su un dato di fatto: le emozioni negative trainano l'engagement:
Secondo i dati, sentimenti come la laura, il disgusto, la rabbia e la tristezza garantiscono più like e più commenti, quindi più visibilità e più voti. Goia e fiducia, invece, rischiano di non portare ai profitti cui il politico guarda:
Ciò spiega perché Salvini scegliesse la gogna pubblica per i suoi contestatori o perché dedichi molta attenzione alla cronaca, soprattutto se sono convolti degli stranieri. Parlare di stupri, rapine, uccisioni fa montare la rabbia e porta interazioni che aumenteranno la propria visibilità sui social. Ma dopo anni, pare lecito temere che l'assuefazione al pensare che sui social si possa dare libero sfogo ad ogni forma di forma di odio e di rabbia possa portare ad epiloghi gravi.
Infatti era probabilmente lecito provare a verificare la veridicità di quella recensione, ma non era sicuramente necessaria l'ondata d'odio che ha fatto seguito alle verifiche. Ed è surreale che una recensione susciti un tale odio mentre poi nessuno si indigna troppo quanto una condannata per peculato viene messa alla vigilanza rai o un sottosegretario viene accusato di rubare quadri. Evidentemente si è perso il senso della gravità delle cose, motivo per cui fatti marginali rischiano di avere più attenzioni di cose che sarebbero anche molto importanti.