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L'Agesci discrimina i gay? Il comune di Jerzu decide di non concedere più i suoi spazi agli scout cattolici

Dopo la pubblicazione degli atti di un convegno dell'Agesci (l'Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) nel quale si dibatteva di quello che era stato definito il "problema dell'omosessualità", si è sollevato un vero e proprio polverone. C'è chi minimizza dicendo che in fondo quello era solo un seminario organizzato da una rivista associativa e chi dice che il fatto che un organo di stampa ufficiale dell'associazione fornisca dati tendenziosi e soluzioni "creative" ai capi (come quella di convocare uno psicologo qualora ci si trovi davanti ad un ragazzo gay, in modo da poterlo aiutare a tornare sulla "retta via") sia un fatto grave da non sottovalutare.
Evidentemente è di quest'ultimo avviso anche il sindaco di Jerzu, un comune sardo che ormai da diversi anni concede ai gruppi scout di tutte le provenienze i propri spazi per permetter loro di svolgere le proprie attività.
Citando varie carte dei diritti dell'uomo e l'articolo 3 della Costituzione (il quale prevede che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"), ha emesso un'ordinanza nella quale stabilisce che "Non sono cedibili, d'ora in avanti, i medesimi spazi pubblici ai gruppi scout riferibili all'Associazione Agesci in ottemperanza a quanto disciplinato dalla legislazione internazionale, comunitaria e italiana, salvo apposita comunicazione del singolo gruppo scout, richiedente la concessione, a dissociarsi e a non applicare le linee guida indicate negli atti del seminario – proposta educativa "omosessualità: nodi da sciogliere nelle comunità capi" del 12 novembre 2011.


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