Per Mara Carfagna, sui diritti dei gay nessuno è mai stato meglio del Governo Berlusconi


«Il governo di cui ho fatto parte in qualità di Ministro per le Pari Opportunità si è profuso in un impegno che non ha precedenti in materia di contrasto alle discriminazioni: la prima campagna istituzionale contro l'omofobia mai realizzata in Italia, patrocinata dalla Presidenza del Consiglio guidata da Silvio Berlusconi, ma anche le lezioni di contrasto all'omofobia nelle scuole, gli Osservatori contro le violenze, l'Osservatorio della Polizia di Stato per reprimere i crimini commessi in nome della discriminazione, (il via libera alla legge contro l'omofobia, poi fermata dal Parlamento). Il governo -e la maggioranza di centrodestra- si sono sempre mossi nella direzione di aumentare i diritti di ciascuno, cancellare le disparità fuori tempo. Tutto ciò senza che perdesse mai la sua centralità nelle azioni di governo la cosiddetta "famiglia tradizionale"». È quanto scrive Mara Carfagna in un articolo pubblicato oggi sull'Huffington Post.
Una visione quasi paradisiaca dell'ultimo ventennio di governo di Silvio Berlusconi, quasi descritto come un paladino dei diritti civili. Ma basta dare un'occhiata ai commenti pubblicati dai lettori (evidentemente dotati di una miglior memoria rispetto a quanto avrebbe sperato l'ex-ministro) per notare che in molti ricordano una realtà ben diversa.
Ad esempio c'è chi le fa notare che la legge contro l'omofobia non è stata affossata da una qualche entità astratta, ma dagli stessi parlamentari che facevano parte della sua coalizione di governo. Altri, invece, asseriscono che quelle campagne ed osservatori non abbiano avuto alcun effetto pratico sulla vita quotidiana delle persone, risultato del tutto ideologiche e superficiali rispetto ai reali aspetti discriminatori della società italiana.
Altri ancora hanno contestato i riferimenti ad una presunta "sensibilizzazione culturale" di fronte ad una politica tradizionalista e pienamente allineata con il Vaticano, dove i parlamentari della coalizione al potere non hanno esitato a ridere di fronte alle barzellette omofobiche pronunciate dal loro leader.
C'è anche chi sottolinea come Berlusconi non perda occasione per ribadire che non ha ricevuto solo l'accusa di essere gay, dove la scelta del termine "accusare" lascia chiaramente trasparire una visione dell'omosessualità come di un qualcosa di negativo.
Insomma, la campagna elettorale pare sempre più basata alla volontà di strizzare l'occhio a tutto e tutti (quindi anche all'elettorato laico o gay) e spesso si rischia di perdere di vista la realtà dei fatti. Ancor più dopo la retromarcia di Berlusconi sul riconoscimento delle coppie gay, ora relegate ad un possibile contratto da stilare di fronte ad un notaio che le equipara ad ogni altra forma di coabitazione priva di legami affettivi (ossia si riconoscerebbe la convivenza, ma non l'amore che lega la coppia).
Un'ultima cosa va ricordata Vent'anni fa (ai tempi della Democrazia Cristiana) il tema dei diritti dei gay non era certo di attualità come negli ultimi anni, motivo per cui è normale che il suo governo se ne sia dovuto occupare più dei precedenti. Ma se oggi l'Italia è il fanalino di coda in termini di lotta alla discriminazione, forse andrebbe fatta una seria riflessione su quanto poco si sia fatto. È rischioso il tentativo di scegliere a fini propagandistici un conveniente paragone con il passato ad un meno gratificante paragone con le realtà mondiali contemporanee, così come i lettori dell'Huffington Post hanno sottolineato con i propri commenti.
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