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Sacconi propone una moratoria sui diritti civili

«Chiediamo una moratoria di un anno su tutti i temi eticamente sensibili all'esame del Parlamento, in modo da avere il tempo per affrontarli con un ascolto reciproco e per arrivare a soluzioni condivise». È con queste parole Maurizio Sacconi, presidente dei senatori del Nuovo Centrodestra, ha proposto una moratoria sui temi legato ai diritti civili (fra cui anche il riconoscimento delle unioni gay).
Dominica scorsa Renzi aveva annunciato l'ingresso nel patto di governo con Letta-Alfano di una proposta sulle unioni civili (che lui stesso aveva definito «timida», probabilmente non a torto dato i contorni da unione-ghetto che la contraddistinguono), ma Alfano si era prontamente affrettato a prendere le distanze anche da quella proposta, asserendo che lui considera «famiglie» solo quelle formate «da un uomo e una donna che stanno insieme per procreare». Immancabile il classico epilogo con la proposta di rimandare il tutto ad una data da definirsi, come se dal 2007 ad oggi (ossia da quando Prodi propose per la prima volta l'introduzione dei Dico) di tempo non ce ne fosse stato più che a sufficienza.
Sacconi non ha mancato di appellarsi anche all'ormai abusato mantra del «ci sono priorità più importanti», pur senza dimenticarsi di far ricorso a retroscena apocalittici: «L'istituto matrimoniale -ha affermato- è a rilevanza pubblica e la Costituzione lo collega alla società naturale. Estendere questo istituto potrebbe travolgere il nostro modello sociale».


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