Lombardia: la Lega propone una Festa della Famiglia Naturale e il disconoscimento delle famiglie gay


Dopo le polemiche per il voto del consigliere leghista che ha permesso il patrocinio gratuito del Milano Pride da parte della Regione Lombardia, la Lega Nord pare intenzionata a riaffermare la propria posizione omofoba attraverso una «mozione urgente» volta a far sì che la regione dichiari «la propria opposizione a qualunque tentativo di introdurre nell'ordinamento giuridico disposizioni normative tali da alterare la stessa struttura della famiglia, comprimere i diritti dei genitori all'educazione dei propri figli, ignorare l'interesse superiore dei minori a vivere, crescere e svilupparsi all'interno di una famiglia naturale».
Al contempo si chiede che Giunta Regionale si impegni «ad individuare una data per la celebrazione della Festa della Famiglia Naturale, fondata sull'unione fra uomo e donna, promuovendone sia direttamente che indirettamente attraverso scuole, associazioni ed Enti Locali la valorizzazione dei principi culturali, educativi e sociali» e che chieda «al Governo centrale la non applicazione del Documento Standard per l'educazione sessuale in Europa redatto dall'ufficio europeo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità».
La proposta sarà sottoposta al voto dal Consiglio Regionale martedì (1° luglio) ed ha già ricevuto il pieno appoggio da parte di Ncd, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lista Maroni.

Curioso è come fra le premesse si arrivi a sostenere che il Ddl Scalfarotto «parifica l'omofobia ai reati già condannati dalla legge Mancino (razzismo, antisemitismo, etc)» e che «una volta approvata in via definitiva, chi ad esempio si dichiarerà contrario al matrimonio fra persone dello stesso sesso sarà punito con 1 anno e 6 mesi di reclusione (che possono arrivare a 4 anni se il reato è svolto in forma associativa)». Un partito che ha organizzato centinaia di manifestazioni razziste dovrebbe ben sapere che non ha mai subito alcuna ripercussione per aver espresso le proprie idee (persino quelle molto discutibili) e sarebbe interessante capire come si possa sostenere che gli effetti della medesima legge sarebbero diversi nel caso di una sua estensione.
Fra gli altri punti non mancano paragrafi che paiono attinti direttamente alla stampa anti-gay (che prontamente ha espresso il proprio plauso alla proposta), come il sostenere che gli insegnanti del Liceo Giulio Cesare di Roma che abbiano «imposto ad allievi minorenni la lettura di un romanzo, a forte impronta omosessualista» o il sostenere che «la strategia dell'Unar mira nei fatti a destrutturare la famiglia naturale, impartendo già nei soggetti più deboli ed in crescita questi insegnamenti»). In fondo una lettura del libro incriminato o dei libretti curati dall'Unar sembrerebbero quantomeno opportune prima di chiedere una condanna istituzionale contro un qualcosa che si è sentito dire (e se una lettura c'è stata, è difficile pensare che si possano sostenere certe teorie se non per una mera strumentalizzazione già ravvisata in chi ha avviato la polemica).
Il documento afferma anche che «è legittimo e condivisibile che nelle scuole si insegni a non discriminare i gay o altre minoranze, ma questo non deve necessariamente comportare l'imposizione di un modello di società che prevede l'eliminazione delle naturali differenze tra i sessi». Come dire, l'omofobia va condannata ma non bisogna toccare la disinformazione che la alimenta.

Clicca qui per leggere il testo della mozione.
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