Anche in Veneto si discuterà la mozione dei Giuristi per la vita. Zan: «È un nuovo manifesto della razza»


Dopo la Lombardia, anche il Veneto si appresta a discutere la mozione scritta dai Giuristi per la vita per l'introduzione di una Festa della famiglia naturale. Anche in questo caso il testo è stato proposto dalla Lega Nord con le firme dei consiglieri regionali Lazzarini, Caner, Finco, Bassi, Finozzi, Cappon, Falconi, Toscani, Ciambetti, Stival, Manzato, Baggio e Possamai.
Trattandosi di un documento liberamente scaricabile dal sito del gruppo cattolico, le rivendicazioni contenute sono quelle già presentate in vari comuni italiani: si va dall'essere contrari alle strategie dell'Unar al voler impedire la lettura di testi «omosessualisti» nelle scuole, passando dal voler ridefinire il concetto di «famiglia naturale» quale sinonimo di un'unione esclusiva «tra uomo e donna».
Alcuni punti ripropongono tranquillamente anche passaggi la cui strumentalizzazione è stata già ampiamente dimostrata, come quello in cui si asserisce che «il documento Standard per l'educazione sessuale in Europa che prevede tra l'altro, nella fascia di età fra i 4 e 6 anni, l'introduzione alla masturbazione infantile precoce, capacità di identificare i genitali nei dettagli e l'identità di genere, ovvero la scelta se essere maschietti o femminucce». Peccato che quel documento si limiti semplicemente a dire che sia preferibile evitare di dire ai bambini che sono nati sotto ai cavoli, suggerendo come sia preferibile spiegargli fin da subito che sono nati dalla pancia della mamma.
E questo per fare solo un esempio a fronte di una lunga lista di veri e propri proclami anti-gay di carattere propagandistico e sensazionalistico.
Alessandro Zan, deputato di Libertà e Diritti, ha commentato: «Quella mozione è un nuovo manifesto della razza, che fa della discriminazione e della diseguaglianza tra famiglie il suo punto forte, in un susseguirsi di disinformazione, strumentalizzazione, pregiudizi e stereotipi della peggior specie. Quel documento offende tutti i cittadini della nostra Regione, compresi coloro i quali sono impegnati con un mandato politico all'interno dell'Ente. Ciò che tuttavia indigna maggiormente è il silenzio del governatore Zaia, che rimane ai margini di una iniziativa che proviene dal suo partito e che di fatto getta fango sulla mozione contro l'omofobia approvata all'unanimità in Consiglio Regionale nel febbraio del 2012, e così sugli impegni concreti contro le discriminazioni che avrebbero dovuto seguirvi [..] Mi auguro che il Consiglio Regionale sappia emarginare iniziative di questo tipo, che rischiano di istigare all'odio e alla criminalizzazione del diverso, strumentalizzano in modo ridicolo provvedimenti quali il ddl Scalfarotto contro l'omofobia, arrivando a sostenere nel testo dell'atto che "chi si dichiarerà contrario al matrimonio fra persone dello stesso sesso sarà punito con 1 anno e 6 mesi di reclusione". Una bugia di bassa Lega, che conferma ancora una volta la necessità di rinnovare radicalmente la guida politica della nostra Regione».
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