Tempi sceglie di denigrare migliaia di manifestanti: «Occhio e croce saranno circa in trecento»


Migliaia di cittadini sono scesi in strada per protestare contro il convegno omofobo di Regione Lombardia, ma per Tempi «occhio e croce saranno circa in trecento». Ecco che, come sua consuetudine, il periodico di Comunione e liberazione non ha mancato di ricorrere alla denigrazione gratuita dell'altro, forse l'unica arma rimasta a chi non ha argomentazione e si sta leccando le ferite dopo i clamorosi autogol di questi giorni (va ricordato come Luigi Amicone, direttore del giornale ciellino, fosse il relatore dell'incontro nonché uno dei protagonisti degli insulti lanciati al 22enne salito sul palco, ndr).
In un articolo intitolato "Milano, il presidio anti omofobia sogna un mondo nuovo (ma c'è una macchina da spostare)", Emanuele Boffi ironizza su tutto e tutti.
Si parte dal sostenete che i partecipanti al presidio siano stati condotti lì con l'inganno dato che «non è vero» che l'incontro era omofobo (praticamente sostenendo l'insostenibile anche dopo che le parole pronunciate abbiano confermato quella tesi) e si sceglie di ricorrere alle violette quando si parla di «vittime dell'omofobia» in merito al minuto di silenzio chiesto dal palco all'inizio dell'incontro.
«Il tutto risulta un po' improvvisato -afferma l'articolo- Nella piazzetta è rimasta un'automobile che un carroattrezzi provvede a spostare, i microfoni restituiscono voci spezzettate e dal fondo si reclama di urlare che l'acustica è pessima. Niente. Per tutta l'ora e mezza del presidio si faticherà a sentire cosa viene detto dal palco».
Insomma, è colpa dei presenti se il Comune ha rimosso solo all'ultimo minuto un'auto posteggiata nella piazza, così come va deriso chi non non ha goduto dei medesimi mezzi tecnologici che la regione gli ha messo a disposizione a spese della collettività. E naturalmente poco importa se in pizza tutto era stato pagato ed organizzato da privati cittadini che non godono certo dei due milioni di euro che lo Stato ha versato nelle tasche della rivista cattolica negli ultimi cinque anni.
L'articolo passa poi a dipingere in modo riduttivo i partecipanti, asserendo che: «in piazza, i più chiacchierano fra loro, risvegliati solo dall'invito a baciarsi con tanto di selfie da postare sui social network. Un ragazzo s'aggira con un cestello di finocchi, qualcun altro con lo scolapasta in testa, altri con cartelli con gli slogan più vari [...] La cosa prosegue così. Con qualche intoppo, qualche pausa di silenzio, canzoncine e slogan ritmati tipo "non è una malattia, la vera malattia è la vostra omofobia». Poi il giudizio non si fa attendere, non appena si asserisce che «nelle intenzioni, il raduno dovrebbe essere colorato, simpatico, gioioso», evidentemente sottintendendo che non sia stato così.
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