Adinolfi attacca i gay citando la Bibbia, ma le scritture imporrebbero anche la sua lapidazione a morte


«Non sono grasso per disfunzioni ormonali ma perché mi piace mangiare e tanto». A dichiararlo nel 2007 fu Mario Adinolfi, pronto anche a rivendicare che «ormai siamo arrivati alla limitazione dei comportamenti individuali. Io ostento la mia ciccia ma inizio a sentirmi discriminato».
È uno dei sette vizi capitatali a caratterizzare l'uomo che va in giro a predicare che i crimini omofobici debbano essere tollerati ed i diritti civili debbano essere negati perché nella Bibbia c'è scritto che «maschio e femmina Dio li creò».
Senza entrare nel dettaglio dell'ignoranza di chi pare non aver capito che un gay si sente uomo tanto e quanto un eterosessuale (e a quel punto la sua fantomatica «ideologia gender» dovrebbe risultare applicabile a torto solo ai transessuali, ndr), verrebbe automatico notare coma la Bibbia non sia particolarmente indulgente neppure con l'ingordigia che si è vantato di ostentare: Noè bevve vino sino a mostrare le proprie nudità ai figli (Gen 9,21), Lot si ubriacò ed ebbe rapporti incestuosi con le figlie (Gen 19,30-38), Esaù cedette la sua primogenitura a Giacobbe in cambio di un piatto di lenticchie (Gen 25,29-34) e il popolo di Israele nel deserto desiderò tornare alla schiavitù d'Egitto pur di poter mangiare cibo in abbondanza (Es 16,2-3; Nm 11,4-6).
Il Siracide si preoccupa anche di notare come la gola porti a problemi di salute. Un fatto che di per sé fa sì che la mancanza di autocontrollo di Adinolfi ricadrà poi sulla comunità come costo di una sanità pubblica che dovrà occuparsi delle malattie derivanti dal suo sovrappeso (non male per chi la butta sul lato economico nello scagliarsi contro la partecipazione di Conchita Wurst al Festival di Sanremo): «Non essere ingordo per qualsiasi ghiottoneria -dicono le Scritture- non ti gettare sulle vivande, perché l'abuso dei cibi causa malattie, l'ingordigia provoca coliche. Molti sono morti per ingordigia, chi si controlla vivrà a lungo».
Stando a quanto affermato da Fabio Cirdi, dottore in Teologia della Vita Religiosa presso l'Istituto Claretianum, «l'ingordigia sino all'obesità è una approssimazione al suicidio, espressione massima del disprezzo di sé». E sappiamo tutti come la Bibbia consideri il suicidio al pari dell'omicidio.
Speriamo almeno che Adinolfi non sia ingrassato mangiando salsicce o carne di maiale, dato che il Levitico 11,7-8 è molto chiaro nell'affermare che «il porco, perché ha l'unghia bipartita da una fessura, ma non rumina, lo considererete immondo. Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro cadaveri; li considererete immondi».

Vien da sé che la Bibbia non possa essere letta letteralmente ma, dato che la predica contro il mondo lgbt ci giunge da una persona pronta a farlo, non si capisce come si possa giudicare gli altri da un pulpito in cui si risulta macchiati di peccati assai più gravi con l'unica differenza che l'ingordigia è una scelta, l'omosessualità no. E poco importa se lui sia pronto a dare falsa testimonianza pur di sostenere il contrario, nulla cambierà come la sua situazione venga da lui ostentata come una scelta.
Si potrebbe poi disquisire anche sul fatto che l'omosessualità esista in almeno 500 specie animali mentre l'omofobia è prerogativa di una sola (e questo la dice lunga su cosa sia davvero contro natura), così come si potrebbe tranquillamente infierire sul fatto che Adinolfi abbia abbandonato moglie e figlia per infilarsi nel letto di una donna più giovane, violando la definizione biblica del matrimonio inteso come impegno per tutta la vita («Così non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi» si legge in Matteo 19:6). Il Levitico non lascia dubbi sul fatto che la morte sia la giusta punizione. Dato che non vengono menzionale le modalità, la lacuna parrebbe colmata da Ezechiele 16:40; 23:43-47 che menziona la lapidazione come un appropriato castigo. Lo stesso viene sostenuto anche dal Deuteronomio 22:23,24.
Persino le battute che ha riservato al seno di Cicciolina nel corso di un'intervista radiofonica di qualche anno fa rientrerebbero nell'adulterio dato che è Gesù stesso ad equiparare all'atto fisico anche le pratiche adultere commesse dall'occhio e dal cuore (Matteo 5,27-28).

Ovviamente Dio e le Scritture hanno ben poco a vedere con l'ossessione della Chiesa verso l'omosessualità, più probabilmente riconducibile ad un gioco di potere di chi non vuole ammettere di poter sbagliare (si pensi anche solo a quanto tempo c'è voluto prima che il Papa chiedesse scusa per il complice silenzio offerto al Nazismo o come i mancini siano stati perseguitati per secoli citando la Bibbia senza che nessuno si sia sentito nel dovere di fare un mea culpa per le sofferenze inflitte, ndr). Nel caso di Adinolfi non è da escludesi possa esserci anche un interesse economico chi chi ha professionalmente fallito in tutto ed ora prova a far leva sulla discriminazione (da sempre portatrice di facili consensi da parte di chi non chiede argomentazioni ma solo legittimazioni dell'odio), ma c'è proprio da chiedersi se i movimenti omofobi non potessero trovare di meglio di un uomo che predica l'odio con argomentazioni che imporrebbero la sua lapidazione.
A questo punto non sarebbe più furbo affidarsi al concetto dell'«amerai il prossimo tuo come te stesso» per permettere a tutti di poter seguire la propria strada senza bisogno di ricorrere lapidazioni o discriminazioni ideologiche?
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