Secondo La Croce, la dignità della donna è minacciata dai diritti conquistati e dal gender


«Sono proprio le cosiddette conquiste civili a favore della donna le peggiori minacce alla sua dignità». A sostenerlo in occasione dell'8 marzo è Giuliano Guzzo, redattore di La Croce e collaboratore di Tempi, Libertà e Persona, Secolo-trentino, Cogitoetvolo, Uccronline e Corrispondenza Romana. Un curriculum decisamente interessante, non solo perché dimostra come dietro alle principali realtà omofobe e intolleranti del paese ruotino sempre gli stessi nomi, ma anche per notare come un giovane nato nel 1984 possa già essere così divorato dall'odio da non farsi problemi a tentare una facile carriera in settori dove è sufficiente insultare la dignità altrui per ottenere fama e soldi.
Ed è così che, nell'articolo pubblicato sul quotidiano di Anonolfi, Guzzo spiega come la dignità delle donne sia minacciata dall'aborto legale e dalle pillole legali. Nell'articolo sostiene che se le donne fossero fatte partorire a forza, potrebbero evitare depressioni o tumori al seno sulla base di alcuni studi sceintifici non particolarizzante accreditato. Nessun accenno viene riservato al fatto che poi dovrebbero anche far crescere quei bambini, anche anche in caso di condizioni di vita precarie o come consulenza di stupri (in fondo è facile dirsi contrari all'aborto senza neppure preoccuparsi di quali motivazioni possano spingere una donna a scegliere una decisione che spesso non è facile).
Un altro tema che sostiene debba importare a chi ha «a cuore la dignità femminile, sono inoltre i versanti della fecondazione extracorporea e dell'utero in affitto». L'articolo fa poi iferimento alla moratoria lanciata dal quotidiano di Adinolfi e lascia intendere che sia quella l'accezione che si voglia far passare (nella quale si mettono da parte i numerosi casi in cui quella pratica viene effettuate da coppie eterosessuali per occuparsi solo delle poche coppie omosessuali).
Non a caso nel finale è lì che si va a parare. Nell'articolo si sostiene che «l'aspetto più grave» verso la dignità delle donne sia una società che «promuova le istanze gender, che com'è noto negano la differenza fra maschile femminile se non nell'ambito di convenzioni culturali rispetto alle quali la biologia avrebbe ben poca rilevanza». Ed è così che Guzzo chiede: «Com'è possibile dunque accettare proclami sulla dignità femminile dalla stessa cultura che intende liquidarne l'identità come inganno? Fino a quando potremo sopportare lezioni moraleggianti contro il dizionario sessista da coloro che, potessero, rimuoverebbero domattina ogni elemento di femminilità?».
Peccato che in qualsiasi altra circostanza, come nei manifesti pubblicati dalla Manif Pour Tous Italia o nello speciale di Radio Vaticana si sostenne che il gender fosse un'invenzione delle femministe. Ora pare si voglia dsostenere che ne sia il nemico, anche se il dubbio è che si parta dall'accezione adinolfiana secondo cui il ruolo della donna è solo quello di essere sottomessa al marito...
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