La propaganda cattolica e le testimonianze-fotocopia che non combaciano


Il 9 giugno Radio Maria e Radio Vaticana hanno pubblicato un'intervista di Paolo Ondarza ad un non meglio precisato «padre di Roma, che preferisce rimanere anonimo per motivi di sicurezza». Si sotiene che la sua sia una «testimonianza» della presenza di una fantomatica «idologia gender» nelle scuole, cogliendo la palla al balzo anche per invitare l'integralismo cattolico a prendere parte al Family Day di Roma che sarà guidato da Massimo Gandolfini.

L'uomo inizia la sua intervista asserendo che «la gran parte della popolazione è contraria all'introduzione di queste teorie di gender nelle scuole e negli asili. La gente non sa cosa viene insegnato dalle associazioni lgbt nelle scuole e non sa qual è il fine, pensa che sia qualcosa di buono».
Premesso come l'uomo sostenga di conoscere il pensieri di ogni singolo cittadino della Repubblica Italiana al punto da poter fare delle statistiche che gli permettano di sapere con esattezza cosa pensi la maggioranza della gente, si passa ai fatti. Parlando del figlio, l'uomo sostiene che:

Gli viene chiesto in classe dall'insegnante -che a me è rimasta sconosciuta però ha scritto il messaggio sul quaderno di mio figlio, con espressa richiesta- di portare un rossetto rosso in classe. La motivazione che è stata data era che serviva per scopi didattici non meglio specificati. Mio figlio mi ha raccontato vergognandosene e sentendosi umiliato che gli veniva imposto dalla maestra di doversi mettere il rossetto. Lo stesso rossetto veniva passato sulle labbra degli altri compagni dalla maestra. Mio figlio rispondeva all'insegnante: "Ma il rossetto lo mette solo mamma".

A quel punto l'uomo dice di essersi opposto ma:

non mi hanno voluto dare alcuna possibilità di parlare immediatamente con gli insegnanti, né la direttrice mi ha mai voluto ricevere. Abbiamo dovuto aspettare due mesi affinché potessimo parlare con gli insegnanti, quando c’è stato il solito colloquio di metà anno scolastico. C’è stato vagheggiato che l’uso del rossetto era stato deciso per motivi didattici. Io però nel frattempo mi ero informato tramite conoscenti che stanno nell'ambito scolastico e mi avevano parlato di una teoria di gender, basata su criteri che non sono scritti da nessuna parte...

A quel punto l'uomo dice di essersi sentito costretto a ritirare i suoi figli dalla scuola. Giusto per non farsi mancare nulla, l'uomo aggiunge: «La domenica mattina [l'altro] mio figlio viene nel mio letto piangendo e mi dice che lui quando avrebbe compiuto i 4 anni avrebbe voluto diventare una “femminuccia” perché questo gliel'aveva detto la maestra. Le assicuro che fino a quel momento non esisteva un pensiero del genere in nessuno dei miei figli, tantomeno in lui».

A quel punto è stato l'intervistatore a cercare di diffondere ulteriore paura nei genitori, affermando che «non tutti i bambini hanno la possibilità di parlare con i loro genitori perché impegnati con orari lavorativi difficili o perché hanno altri problemi, o magari perché non tutti i bambini sono estroversi».
L'impressione è che si voglia far credere che gli insegnanti vogliano rendere gay i bambini degli altri e che un genitore rischi di non accorgersene. Il tutto, ovviamente, presentando come veritiera la versione fornita dall'uomo senza che si sia dato voce all'insegnante o alla scuola.

Ma è un altro particolare a non passare inosservato. La storia del «testimone» di Radio Vaticana pare ricordare molto da vicino un racconto pubblicato nel novembre del 2014 da Famiglia Cristiana. In quel caso si stava parlando di un episodio che sarebbe avvenuto nel 2013. Il padre del bambino aveva un nome (Mauro) e gli intenti delle maestre non erano così oscuri come nel caso di Radio Vaticana:

«Un giorno» ricorda, «è tornato a casa quello di sei che faceva la prima elementare dicendomi che la maestra gli faceva mettere il rossetto e li faceva parlare davanti allo specchio per imparare a scandire le parole». Saranno i compagni, aveva risposto Mauro cercando di sdrammatizzare «o una tua compagnetta; finché un giorno l'insegnate ha scritto sul quaderno, nero su bianco, proprio quella richiesta: portare a scuola rossetto e specchietto».

Famiglia Cristiana racconta che Mauro ha immediatamente scritto che si sarebbe rifiutato di farlo perché: «Uno è anti-igenico passarsi il rossetto; due, magari lo chiedi prima a me che a mio figlio di sei anni; tre, è umiliante per lui che vede solo la mamma mettere il rossetto. Non serve il rossetto basterebbe lo specchietto se è per la pronuncia delle parole».

Appare evidente come l'uomo di Radio Vaticana dica di non essere stato informato sullo scopo del rossetto mentre quello di Famiglia Cristiana dice di saperlo.Quello di Radio Vaticana dice che il figlio non voleva mettersi il rossetto perché era sua mamma a metterselo, quello di Famiglia Cristiana racconta che quella era una sua congettura.
Ma l'incredibile deve ancora arrivare, perché anche l'uomo di Famiglia Cristiana si lancia nel sostenere dii aver dovuto cambiare scuola ai figli dopo che anche il secondogenito ha avuto problemi:

Anche per il più piccolo di quattro anni, all'asilo nello stesso plesso. Un giorno è venuto da me piangendo dicendomi che la maestra gli aveva detto che poteva diventare una femminuccia compiuti i quattro anni.

A questo punto le possibilità sono poche: o si è dinnanzi ad un'incredibile coincidenza che ha visto due persone vivere la stessa vicenda (talmente incredibile da non essere davvero credibile) o il racconto pare debba provenire dalla stessa persona. Eppure i fatti non coincidono. Davvero si sostiene che i diritti di migliaia di persone debbano essere calpestati nel nome di una "testimonianza" che cambia i fatti ogni volta che viene raccontata? E dinnanzi a tutte le fantasiose varianti del secondo racconto, non avremmo forse il diritto di dubitare che anche nella prima versione non ci fossero omissioni o modiche che potessero rendere più morbosa la storia?

Tutto non torna e l'unica cosa che pare accomunare i due racconti è come si fatto sentire solo il suono di un'unica campana, senza mai offrire la possibilità alla controparte di chiarire i fatti. Non sarà che si temesse una spiegazione che non fosse compatibile con una propaganda volta a far credere che esita una fantomatica minaccia insita nei progetti ministeriali che combattono bullismo omofobico e stereotipi di genere?
Eppure da Coscienza Sveglia (il ragazzo che sostiene si possa diventare gay se si stringe la mano ad un omosessuale) ad Imola Oggi (il cui numero di mistificazioni è troppo lungo per essere riassunto), tutti sono stati pronti a sostenere che una lettera priva di qualsiasi riferimento sia una prova inconfutabile di come la scuola voglia «traviare l'innocenza dei bambini nel loro inconscio togliendogli la bellezza della vita». E a nessuno di loro è sembrato strano che un uomo che da due anni parla con tutti i giornalisti anti-gay di un fatto che sostiene sia accaduto a tutti i suoi figli, non avesse lo spirito di iniziativa necessario per rivolgersi al provveditorato se solo le sua accuse avessero avuto un minimo di fondamento (è lui stesso a dire che nessun altro genitore della scuola gli ha dato credito).


Clicca qui per ascoltare l'intervista di Radio Vaticana.
Clicca qui per leggere l'articolo di Famiglia Cristiana.
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