Tempi ha dichiarato guerra ai giudici


Ormai appare evidente: pare proprio che il settimanale Tempi abbia deciso di dichiarare guerra ai giudici e alla legge. Solamente negli ultimi giorni ha bollato come «neo-fascisti» i giudici di Strasburgo che hanno riconosciuti i diritti della famiglie gay e ha pesantemente insultato i giudici che hanno deciso di non imporre una castrazione forzata ai transessuali. Ha sostenuto che la Cassazione miri a «censurare la funzione civile della Chiesa» dinnanzi alla decisione di non riconoscere automaticamente le sentenze ecclesiastiche come se fossero state emesse dallo stato, così come ha dato in escandescenza dinnanzi ad un tribunale che ha osato chiedere il pagamento delle tasse a due attività commerciali gestite dalla Chiesa. E dinnanzi ad un giudice che non ha neppure interrogato un uomo accusato di stalking, parlano di «onnipotenza della giustizia» dinnanzi a chi ha riconosciuto un risarcimenti ai figli dopo che la donna è stata uccisa dall'ex marito a causa della negligenza del magistrato (ma per Tempi nulla sarebbe stato dovuto dato che «per il risarcimento dei danni non basta un comportamento scorretto o negligente: è necessario dimostrare che esso ha cagionato l'evento»).
Insomma, ogni scusa appare buona per sostenere che i giudici siano degli incapaci e che le sentenze debbano essere messe in discussione (soprattutto se poco favorevoli a riconoscere il predominio della Chiesa sullo stato). L'ipotesi che possa non trattarsi di pura casualità pare giungere dal constatare come anche i loro compagni di omofobia stiano sostenendo le stesse tesi: basti pensare a come La Nuova Bussola Quotidiana abbia sostenuto che la Bibbia debba valere più della Costituzione e che non sia necessario rispettare le leggi che non si condividono.

Nel numero di Tempi in edicola c'è ora un articolo di Emanuele Boffi volto ad attaccare la sentenza emessa nel 2014 dalla Corte di Cassazione in cui su è dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa contenuto nella legge 40/2004. Affidandosi all'opinione del magistrato di Piero Tony, hanno rispolverato la storia per sostenere che le motivazioni della Consulta fossero ricche di «disarmante superficialità». Si sostiene che i giudici «hanno presupposto come sussistente il diritto di avere un figlio a tutti i costi, mai neanche immaginato dalla vigente normativa, da sempre concentrata sul sacrosanto e opposto diritto di ogni bambino di avere a tutti i costi genitori e famiglia, di fatto introducendolo nel sistema con una sorta di sillogismo tautologico, cioè uno sgorbio dell’impossibile logico». Si sostiene anche che «l'unica motivazione fornita è stata che "tanto se no vanno all'estero"» e che così «con gli stessi motivi si potranno un giorno liberalizzare la clonazione degli scimpanzé, le matrici tecnologiche animali o vegetali, i tre genitori per un Dna modificato (due mamme e un papà in vitro) e, infine, i mitocondri-batteri, esempio estremo di manipolazione della vita al pari di Prometeo».

Se si considera come l'unico ostacolo all'attuale dittatura clerico-fascista paia rappresentata dalla giustizia, c'è da chiedersi se tutta questa propaganda contro i giudici e le sentenze non sia altro che un piano per preparare i propri lettori ad una disubbidienza civile qualora i diritti dei loro nemici dovessero finalmente essere riconosciuti nonostante la loro opposizione.
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