Adinolfi si è auto-proclamato Papa?


Guardando la prima pagina de La Croce, pare proprio che si Mario Adinolfi parli di sé stesso come del nuovo Papa. È infatti in apertura che campeggia il titolo: "Gender, il ministro contro il Papa".
Il chiaro riferimento è all'intervista rilasciata ieri mattina a Radio 24 da Stefania Giannini, nella quale il ministro ha finalmente denunciato le falsità della bufala gender ed ha dichiarato di essere pronta a denunciare chiunque continui a diffondere false informazioni riguardo ai progetti proposti nelle scuole. Il fatto che Adinolfi dica che la Giannini voglia denunciare il Papa farebbe quasi pensare ad una sua auto-investitura alla guida del Vaticano.

Per scoprire che le rivendicazioni fossero diverse è necessario giungere al sommario, nel quale si legge:

Il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, intervenendo a Radio 24 ha minacciato di denunciare coloro che sono preoccupati per l'espansione della teoria gender nelle scuole. «Useremo strumenti giuridici idonei». Le parole più dure contro la "colonizzazione ideologica" di teorie che sono "uno sbaglio della mente umana" sono state pronunciate da Francesco e dal cardinale Bagnasco.

Insomma, si dice che la campagna di disinformazione e istigazione all'odio sarebbe tutta colpa del Papa e di Bagnasco. Eppure chi va in giro a dire che il comma 16 della riforma scolastica debba essere eliminato è lui, non il papa. Chi chiede la fine del contrasto alla violenza omofobica e la fine di qualunque politica di prevenzione del femminicidio è lui, non Francesco.
Leggendo il testo in questione è evidente che quella norma parli di prevenzione della violenza e ancor oggi è poco chiaro come lui e i suoi amici possano trovare qualcosa da ridire su posizioni persin troppo conservatrici. Eppure oggi troviamo Adinolfi pronto a le sue proprie parole nella bocca del pontefice, esattamente come quando cerca di mettere nella bocca della comunità gay le sua fantomatica teorie riguardo alla "desessualizzazione" dei bambini (mai proposta in ambito accademico e sostenuta solo in ambienti dell'integralismo cattolico).

Ma più di tutto appare imbarazzante come Adinolfi abbia modificato le parole del ministro pur di poter sostenere tesi altrimenti insostenibili. Testualmente nel suo intervento la Giannini ha dichiarato:

Chi ha parlato e continua a parlare di "teoria gender" in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola compie una truffa culturale e voglio dire con chiarezza che ci tuteleremo con gli strumenti adeguati.

Purtroppo non c'è stata una presa di posizione a 360 gradi contro la bufala gender ed il ministro ha semplicemente escluso che sia contenuta nella riforma della scuola. Sarà che Adinolfi abbia la coda di paglia dinnanzi ad una bolla di sapone che rischia di scoppiare, eppure pare non abbia notato questa sfumatura.
Eppure quel punto appare fondamentale nel dimostrare come la sua posizione si basi sulla manipolazione dell'intervista: il Papa non ha mai parlato del comma 16 della riforma della scuola e, pertanto, come potrebbe mai essere stato lui a creare paure infondate attorno a quel punto?
E che dire di come Adinolfi sostenga poi che la Giannini voglia denunciare «coloro che sono preoccupati» dalle sue bufale? Si è sempre parlato di azioni contro chi fomenta quella paura e non certo di chi ne è vittima. Chi dice che nella scuola si sta "espandendo" un qualcosa che non esiste, non solo tenta di far passare l'idea che quella cosa esista, ma vuole anche creare paura ingiustificata.

È invece dalla sua pagina Facebook che Adinolfi torna a sfruttare l'occasione per chiedere altri soldi ai suoi fan, sostenendo che il parlare di denunce sia da intendersi come una «intimidazione» nei suoi confronti.
Peccato che quella posizione non giochi a suo favore: se una persona fosse realmente convinta di ciò che sostiene, allora sarebbe quasi auspicabile la possibilità di poter veder riconosciute le proprie ragioni da un giudice (ancor più considerato come le spese legali verranno probabilmente sostenute dal suo amico Amato o da un qualche altro gruppo omofobo). ma se si teme il giudizio, allora forse non si è così sicuro di ciò che si va in giro a dire...

Persino una sua fan ci permette di osservare come dietro a tutta quella paura ci sia solo la volontà di imporre un'ideologia ben precisa. La donna, che si presenta indossando una maglietta della Manif pour tous, commenta: «La Chiesa non può e non deve rinunciare alla sua dottrina. Ma a che punto stiamo arrivando?».
La richiesta è dunque l'imposizione di una dottrina cattolica (peraltro in chiave integralista) all'interno della scuola pubblica di un paese laico. Ed è così che se i gay non piacciono al Vaticano, allora ci si deve adoperare perché non siano protetti se altri ragazzi li pestano a sangue.
Interessante è anche il suo sostenere che la dottrina sia immodificabile: se così fosse, lei rischierebbe di essere bruciata su un rogo con l'accusa di stregoneria, la schiavitù sarebbe permessa nel nome della Bibbia e i mancini verrebbero puniti per il loro scrivere con la mano sinistra...
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