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Carlo Gabardini sulla visita di Tim Cook alla Bocconi

Carlo Giuseppe Gabardini è uno di quei personaggi capaci di rendere molto semplici anche i concetti più complicati. Armato della sua ironia e capacità comunicativa, è attraverso Facebook che qualche giorno fa ha commentato la visita di Tim Cook, Ceo di Apple, ha parlato agli studenti della Bocconi di Milano:

Oggi Tim Cook, Ceo di Apple, ha parlato agli studenti della Bocconi di Milano durante la cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico 2015-16.
Mi chiedo se il governatore della Lombardia Roberto Maroni fosse fra il pubblico per proporre a Cook le teorie riparative per guarire i “malati di omosessualità” in quanto “atteggiamento contrario alla legge naturale”, come sostengono le associazioni con le quali lui stesso ha organizzato ben due convegni con tanto di logo Expo e patrocinio della Regione.
Mi chiedo se il signor Matteo Salvini sia andato a spiegare al Ceo di Apple che “se un bimbo cresce con un genitore gay parte da un gradino più sotto; parte con handicap” indossando una felpa con su scritto “I bambini hanno diritto a una mamma, un papà e una ruspa macchiata di sangue di negro”.
Mi chiedo se il signor Ignazio La Russa si sia alzato dalla prima fila, mentre parlava Cook, per urlargli “Culattone! Culattone!” come fece con violenza pochi mesi fa con Angelo Antinoro, un ragazzo ventiduenne colpevole di aver posto una domanda durante il convegno sulla famiglia.
Mi chiedo se il signor GIANLUCA BUONANNO abbia interrotto il capo di Apple per minacciarlo col suo classico: “Macché registro delle unioni, schediamoli tutti i gay e regaliamogli una banana o un finocchio! Se sei frocio non è un problema mio! Se una coppia gay vuole sposarsi, è meglio che si faccia un TSO!”
Ma ho la netta sensazione che questi coraggiosissimi ometti che spandono odio perché sono in affanno nella difesa dell'indifendibile e nel tentativo di far tornare il Medioevo solo nella nostra penisola, non abbiano profferito parola o siano proprio rimasti a casa, facendo finta di niente, con la coda fra le gambe e le orecchie basse, sperando che nessuno ricordasse che Tim Cook, Ceo di Apple, è quello che nella sua lettera pubblica di coming-out scrisse: “Voglio essere chiaro: sono orgoglioso di essere gay e considero questo uno dei più grandi regali che Dio potesse farmi”.
Ah, se ve lo foste persi, il discorso di oggi in Bocconi Tim Cook lo ha terminato così: "Mantenere i nostri valori significa anche garantire i diritti contro le discriminazioni. Noi alla Apple accogliamo tutti, a prescindere dal colore della pelle, del credo religioso o da chi si ama."

Il messaggio pubblicato da Gabardini è datato 10 novembre.


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