La scienza sbugiarda ProVita, ennesima riprova di una propaganda intollerabile


È difficile tenere il conto di quante volte l'associazione ProVita abbia cercato di suggerire l'idea che i gay siano tali a causa di fattori ambientali che influirebbero sull'orientamento sessuale quasi si trattasse di fattori patogeni. L'articolo più recente volto a sostenere una simile tesi è stato pubblicato il 16 dicembre scorso. L'associazione integralista cita teorie screditate per affermare:

Non meno di otto grandi studi condotti sui gemelli, provenienti da tutto il mondo, dimostrano che omosessuali non si nasce, si diventa.
L’omosessualità non è una condizione genetica.
Rigorosi studi condotti su gemelli identici hanno ormai reso impossibile sostenere che esiste un “gene gay”. Se l’omosessualità fosse innata e predeterminata, quando un gemello è omosessuale, anche l’altro dovrebbe esserlo.

Sul fatto che l'omosessualità non sia una «condizione» possiamo anche essere d'accordo, sul resto c'è molto da dissentire. Purtroppo il link fornito come prova delle loro affermazioni ci riporta ad un articolo di un blog ortodosso di tre anni fa, nel quale si fa genericamente riferimento a studi che sarebbero stati condotti vent'anni prima. L'indicazione quindi è vaga anche se sarebbe forse necessario fornire prove più consistenti quando si cerca di convincere un genitore bigotto che suo figlio è gay per ché malato e non perché nato così.
Il discorso pare però ricondurci ad uno dei cavalli di battaglia delle "terapie riparative" di Joseph Nicolosi, ossia il sostenere che se due gemelli omozigoti possono avere orientamenti sessuali diversi, allora l'omosessualità non è genetica. Ebbene, quella tesi venne sfata anni fa, praticamente non appena presentata. Come abbiamo avuto modo di spiegare nel dettaglio quando anche Corrispondenza Romana sostenne la medesima tesi, il dato si basa su premesse smagliate dato che il patrimonio genetico non è uguale in una serie di circostanze (ad esempio per certe malattie genetiche, esistono percentuali note riguardo alla possibilità che uno dei due gemelli ne sia affetto e l'altro no).
Eppure, nonostante le premesse così incerte e discutibili, l'associazione integralista lancia affermazioni che vengono pericolosamente spacciate per verità assolute. Il tutto con il rischio che qualcuno possa persino credergli ed agire sino a creare danni psicofisici ai figli.

Interessante è come sostengano poi che i loro presunti studi abbiano «ormai reso impossibile sostenere che esiste un gene gay». Giusto in questi giorni una nuova ricerca ha riconfermato i dati raccolti nell'ultimo decennio che sostengono proprio questa tesi. Sicuramente la banda di Brandi conoscerà la genetica molto meglio dei ricercatori del NorthShore Research Institute e siamo certi che uno dei loro rappresentati spiegherà loro perché tutte quelle ricerche siano da ritenersi «impossibili» alla luce della verità rivelata che loro diffondono sul loro sito. Perché, qualora non siano in grado di fare questo, la loro azione sarebbe non solo grave, ma probabilmente anche illegale e degna di un procedimento penale.
Al momento sappiamo solo che quando la Jonah sostenne tesi simili in tribunale, venne condannata per frode ai consumatori anche in virtù della totale anti-scientificità del dato fornito.

Grave è poi come aggiungano che:

il fatto che la percentuale dei bambini cresciuti con genitori omosessuali che diventano a loro volta omosessuali, sia maggiore di quelli che crescono con coppie etero o con single, è un’altra riprova che il dato non è genetico ma –in senso molto ampio– psicologico/culturale.

Non è facile capito da dove abbiano tirato fuori una tesi simile dato che qualsiasi ricerca su internet fornisce dati opposti. Anche nel documento da loro linkato non c'è alcuna traccia di tale informazione, al massimo si sostiene che i gay "guariti" dall'omosessualità siano in un numero maggiore di quelli rimasti "malati" (come avevamo detto, la fonte citata appare tutto fuorché scientifica e imparziale).

A questo punto l'associazione ProVita inizia a propagandare le screditate teorie di Nicolosi riguardo alle caratteristiche patologiche dell'omosessualità (se loro evitano accuratamente di pronunciare la parola «malattia», quel termine compare chiaramente nei libri da cui hanno tratto le teorie che propongo come dogmi). Dicono:

L’ipotesi più plausibile su ciò da cui trae origine l’omosessualità è da ricercare in qualche problema di socializzazione nella prima infanzia e preadolescenza con le persone dello stesso sesso, e soprattutto (spesso, ma non sempre) la mancanza di una figura positiva paterna (per i maschi) o materna (per le femmine). Se un ruolo della biologia ci fosse, esso si configurerebbe come fattore non determinante ma al limite predisponente (insomma: la biologia può al limite facilitare una certo tipo di reazione ai fattori ambientali).

Dopo aver affermato che l'omosessualità sia una sorta di malattia (lamentano che la «propaganda è stata martellante ed efficace e gli ultimi sondaggi americani mostrano la maggioranza degli intervistati convinta che l’omosessualità sia un fatto genetico») si arriva ad affermare:

Questa diffusa mentalità del “non c’è niente da fare, se uno è nato così” comporta un grave danno per le stesse persone omosessuali, che non vengono informate dei rischi connessi a tale situazione: la stessa Gay and Lesbian Medical Association
americana ammette che gli omosessuali sono esposti a un rischio maggiore di contrarre AIDS, di abuso e dipendenza da droghe o alcol, di depressione e ansia, epatite, altre malattie sessualmente trasmissibili, e tumori della prostata, del colon e della bocca. L’attività sessuale tra persone dello stesso sesso comporta dei rischi tali, che una società razionale, che tiene davvero al benessere e alla salute dei consociati non dovrebbe lasciar correre come se fosse innocua, perché “inevitabile”. Piuttosto dovrebbe mettere in luce i rischi legati a certi comportamenti e offrire vero aiuto a persone con tendenze sessuali che inclinano ad assumere comportamenti negativi.

Va sottolinatio. L'associazione di Brandi si permette di scrivere nero su bianco che l'omosessualità sarebbe una «tendenza sessuale che inclinano ad assumere comportamenti negativi». E poi questa gente viene fatta entrare nel Senato e viene permesso loro di scrivere mozioni omofobe basate su fantomatiche «teorie gender».
Immaginiamo inoltre che l'"aiuto" auspicato siano quei gruppi violenti sponsorizzati dalla Cei che cercano di inculcare sensi di colpa che possano spingere i gay ad annullarsi a a vivere contro la propria natura al solo fine di compiacere l'integralismo religioso. Eppure qui si nega come le condizioni di difficoltà citate non dipendano dall'essere gay, ma dall'omofobia interiorizzata che certi gruppi cercano di alimentare nel mettere in giro voci false e discriminatorie al solo fine di alimentare lo stigma sociale verso alcune minoranze.
Sarebbe un po' come se la Russia che getta fosforo bianco sui villaggi siriani andasse a dire che i siriani hanno una certa propensione a bruciare vivi. Peccato che se loro non li bombardassero con armi chimiche, quei bambini oggi sarebbero vivi e non un cumulo di cenere annientato da una tra le morti meno umane che si possa pensare.

Sarà pur vero che ci siano prove che dimostrerebbero il coinvolgimento dell'associazione ProVita in un piano di colonizzazione ultranazionalista dell'Europa da parte della Russia, ma qui siamo in Italia e non a Mosca, quindi ci si aspetterebbe che lo stato intervenga contro chi diffonde informazioni sanitarie fasulle con il rischio di creare danni gravi a migliaia di bambini che hanno avuto la sfortuna di essere nati in famiglie bigotte o talmente ignoranti da poter credere ad una simile propaganda. Se esiste ancora un Governo, è tempo che si faccia sentire e che garantisca il diritto costituzionale alla pari dignità anche alle persone vittima della continua propaganda di disinformazione di gruppi integralisti fin troppo noti.
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