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Un consigliere di San Donà di Piave sostiene che dietro a Cloe ci sia un'intera lobby gay-trans

Continua a tener banco la notizia del professore transessuale che si è presentato in classe vestito da donna. Dopo le esternazioni della Donazzan, è il vicesindaco di San Donà di Piave a dirsi preoccupato perché, a suo dire, Cloe avrebbe fatto «una mossa preparata da tempo e non da sola».
Alla stampa locale l'uomo ha dichiarato che: «Io non credo che il professore che si veste da donna possa essere tollerato, né credo che la sua sia stata una decisione improvvisa o irrefrenabile. Era preparata da tempo e non in solitudine. Sospetto che una lobby omosessuale e transessuale stia prendendo il sopravvento per ritagliarsi nuovi spazi e non credo che questo sia giusto perché nasconde altri obiettivi. E poi, questo L.B. di fatto è ancora un uomo, non certo una donna solo perché ha indossato gonna e parrucca e chissà cos'altro. Vorrei vedere la sua carta d'identità».

Da sempre vicino a Comunione e Liberazione, nonché esponente del cattolicesimo intransigente, Trevisiol sta creando qualche imbarazzo in giunta per le sue continue illazioni. L'assessore alla pubblica istruzione, Maria Grazia Murer, ha ribattuto: «Ancora una volta è la scuola che esce meglio di tutti da questa storia, dimostrando di sapere gestire tutto con competenza e sensibilità, come spesso riesce a fare essendo una comunità educativa. Molto di più di alcuni politici che hanno creato solo sensazionalismo, dando adito a prese di posizione ben più gravi come il cartello degli skinhead. Molti ragazzini stanno anche a scuola cercando una identità sessuale e queste strumentalizzazioni e tanto clamore creato non li aiuta di certo».


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