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Maroni illumina il Pirellone con la scritta «Family day», la Cappellini annuncia un numero verde anti-gender

Alla vigilia della manifestazione a sostegno delle unioni civili, Maroni ha deciso di illuminare la sede della Regione Lombardia con la scritta «Family day». Un chiaro segnale provocatorio volto a sottolineare come la sua giunta stia lavorando per impedire che una parte dei cittadini lombardi possa veder riconosciuti i propri diritti, il tutto attraverso un uso propagandistico delle sedi istituzionali e dei poteri che il suo ruolo gli ha conferito. Ed è così che la Lombardia, un tempo avanzata e capofila nei diritti, è piombata in un Medioevo dove il governatore pare invitare i cittadini gay ad andarsene se vogliono trovare diritti o rispetto. Un rispetto che probabilmente verrà negato loro sino a quando la giunta userà il suo potere per lottare contro i cittadini anziché occuparsi del loro bene.
L'iniziativa non è neppure isolata a fronte di una giunta che pare aver dichiarato guerra a qualunque dignità non risponda all'identikit del padano bianco, cristiano e rigorosamente eterosessuale. Soldi pubblici sono stati spesi per affiggere cartelloni anti-burka negli ospedali, anche laddove di burka non se ne sono mai visti. Emendamenti sono stati approvati per tentare di dare un nuovo significato alla Costituzione, così come molteplici sono stati i convegni di disinformazione (tutti rigorosamente a senso unico) volti a raccontare bugie che potessero alimentare l'odio verso gay e lesbiche. Ultima ma non ultima, anche una legge regionale che di fatto impedisce la costruzione di luoghi di culto che non siano cristiani.

Il consiglio regionale ha anche deciso di inviare al Family day una delegazione di assessori e consiglieri regionali, così come sarà presenta anche il gonfalone regionale. A darne l'annuncio in una conferenza stampa sono stati Marco Invernizzi (comitato Difendiamo i Nostri Figli) e i rappresentanti dei partiti di maggioranza: Carolina Toia (Lista Maroni), Massimiliano Romeo (Lega Nord), Claudio Pedrazzini (Forza Italia), Luca Del Gobbo (Ncd) e Riccardo De Corato (Fdi). Curioso è notare come in una conferenza istituzionale fosse presente pure un rappresentante del comitato organizzatore del Family day .
Nell'occasione è stato annunciato anche che la giunta getterà alle ortiche altri soldi per istituire un vergognoso numero verde che ha per denunciare l'inesistente «teorie gender» nelle scuole lombarde. Un servizio palesemente inutile ma efficace per creare paura ed astio che possano alimentare l'avanzata dei gruppi neofascisti in regione.
A sottolineare come l'intera operazione sia ideologica è come si sia deciso di illuminare il Pirellone dal 18° piano in su, ossia utilizzando solo le finestre delle destre. Il centrosinistra, infatti, si era rifiutato di accendere le luci al fine di realizzare un messaggio offensivo per la cittadinanza. Ennesima dimostrazione di come quell'azione sia prettamente partitica ed indegna per una sede che dovrebbe essere di tutti i cittadini e non solo di chi ha votato Maroni.

La gran sacerdotessa Cappellini ha gongolato per la decisione e in conferenza stampa ha ripetuto gli slogan delle Sentinelle in piedi di cui fa parte: «Regione Lombardia ha portato avanti e che ha incrementato nell'ultimo periodo per dimostrare sempre più come la famiglia, nucleo fondamentale della società costituzionalmente garantita, sia al centro della nostra azione politica e di governo [...] Chi governa ha diritto di prendere posizione, soprattutto su disegni di legge nazionali che possono contrastare con i valori in cui una amministrazione crede».
Il capogruppo della Lega in Lombardia, Massimiliano Romeo, ha sfiorato il tragicomico nel sostenere che nel ddl Cirinnà ci sia «il rischio di favorire l'arrivo la poligamia in Italia». L'assessore regionale Viviana Beccalossi (Fratelli d'Italia) sostiene invece che: «La maggioranza silenziosa di questo Paese è composta da famiglie etero e non conta meno di una minoranza che fa manifestazioni più colorate come il Gay Pride che mi fa venire in mente il Carnevale di Rio». Frasi ambigue sono state pronunciate anche da Claudio Pedrazzini (Forza Italia): «Noi siamo per la libertà, ma non per la confusione».
Diametralmente opposte sono state le reazioni del centrosinistra. Iolanda Nanni del Movimento Cinque stelle afferma: «Se Maroni, la giunta regionale, la maggioranza e l'assessore regionale Cappellini si occupassero con la stessa foga ideologica che sprecano contro l'uguaglianza e i diritti di tutte le famiglie, dei problemi dei lombardi forse la Lombardia avrebbe un governo degno di questo nome». Lucia Castellano del Patto civico Ambrosoli denuncia: «In questo modo la Regione ha discriminato i suoi cittadini. Un fatto gravissimo e intollerabile».


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