La Cappellini è pagata dalla comunità ma al servizio delle lobby omofobe?


Dal marzo del 2013, la signora Cristina Cappellini è assessore alle culture, identità e autonomie della giunta regionale della Regione Lombardia.
In un'ottica di buon governo, un personaggio che lavora in un'amministrazione pubblica dovrebbe lavorare per la cittadinanza intera e non solo per i suoi lettori, eppure la signora in questione pare avere un chiodo fisso: combattere i diritti dei gay e favorire l'omofobia.
In tale chiave ha aderito al comitato di Massimo Gandolfini e di Filippo Savarese, ritrovandosi a sfruttare la sua posizione all'interno delle istituzioni a vantaggio di una crociata ideologica contro la dignità umana. Alla luce del sole il portavoce della Manif Pour Tous l'ha ringraziata per la sua presenza al lancio del comitato di Gandolfini che intende cavalcare l'omofobia per affossare Renzi al referendum di ottobre. E lei ha prontamente risposto ringraziandoli per il loro impegno nel cercare di impedire ogni riconoscimento dei diritti costituzionale delle famiglie gay.
Sarebbe bello se la donna rispondesse con altrettanta solerzia i cittadini lombardi che si domandano come sia possibile avere lista di attesa di 11 mesi per una visita dall'otorino, ancor più considerato come Savarese viva a Roma e non contribuisca neppure a pagarle lo stipendio (contrariamente a chi la paga ma non ha altrettanta considerazione).
Il caso non è isolato. Nei mesi scorsi la donna si è prodigata per l'organizzazione di convegni omofobi, di inutili servizi anti-gender e di palazzi regionali illuminati con messaggi contro i diritti delle minoranze. A livello Europeo è poi impegnata nella promozione di una proposta volta a ridefinire il matrimonio come un qualcosa di basato esclusivamente sull'eterosessualità dei coniugi, in quell'ottica in cui non è importante ciò che ci è ma con chi si va a letto.
Sappiamo bene anche come la Cappellini risulti onnipresente in tutti i convegni anti-gay organizzati dall'integralismo cattolico, così come è a loro che riporta quando riesce a portarsi a casa un'altra azione ideologica che possa contribuire alla loro crociata. Peccato che a pagarla non siano le persone a cui lei riporta, ma i cittadini, Anche quelli sono vittima della sua violenta repressione, dato che quando si tratta di mettersi in tasca lo stipendio pare che alla signora i soldi versati dai gay non facciano certo schifo.

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Nella foto: Cristina Cappellini con Marion Le Pen, in un incontro che su Twitter è stato immancabilmente dedicato sempre e solo alle solite associazioni anti-gay.
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