Per la seconda volta in pochi anni, Facebook ha chiuso la pagina del blog BitchyF

Per la seconda volta in pochi anni, Facebook ha chiuso la pagina del blog BitchyF. Spegnere una pagina significa togliere la voce a qualcuno, nel caso specifico ad uno fra i più seguiti blog a tematica lgbt d'Italia con 8 milioni di pagine viste al mese.
L'autore del blog afferma di non conoscere i motivi che avrebbero spinto il social network a tale gesto, ma forse si può presumere che il problema possa essere stata stata una qualche immagine che sia apparsa troppo esplicita ad un qualche censore. Ed allora si chiude, si toglie la voce a qualcuno e si punisce chi gestisce un sito di gossip che non presenta solo personaggi in giacca e cravatta.
Peccato che l'atteggiamento riservato a chi predica odio appaia assai diverso: si tollerano quelle associazioni che invitano i genitori bigotti a praticare vere e proprie torture psicologiche i figli gay, così come nulla viene fatto contro quelle pagine vicino a Forza Nuova che nascono ed esistono solo con l'evidente scopo di alimentare odio contro i gay e legittimare la violenza nei loro confronti.
Evidentemente se si uccide qualcuno senza mostrare capezzoli, per Facebook non ci sono problemi. E questo senza neppure stare notare come spesso paia esserci un certo accanimento dei censori nei confronti dei gay (chissà, forse per pagarli meno si è andati ad attingere a gente che vive in Paesi in cui l'omosessualità è punita dalla legge o causa di condanne a morte).
Grave è anche come nella scelta della censura non dia alcun peso ai significati delle immagini. Perché se si tollera che i gruppi fascisti possano pubblicare le foto di un qualche gay pride (magari avvenuto chissà dove e chissà quando) al fine di insultare e denigrare chi vi è ritratto, allora non si comprende perché mai sia ritenuto un atto più grave il linkare un articolo che in separata sede ci mostra il sedere di Giuseppe Giofré in un'accezione positiva volta a congratularsi con lui per la sua fisicità. Nel primo caso qualcuno si sentirà legittimato a scendere per strada a massacrare di botte il primo gay che passa per strada, nel secondo caso al massimo il buon Giuseppe si sarà conquistato un nuovo fan o un qualche apprezzamento. E di certo non è la stessa cosa.
E se Facebook è un sito privato che può fare tutto quello che vuole, non dovrebbe essere così per una polizia postale troppo spesso pare troppo poco reattiva nell'individuare e punire i crimini d'odio (soprattutto quando fra i fan di quei gruppi compaiono anche politici o esponenti delle lobby integraliste).
Comunque sia, BitchyF ha già aperto una nuova pagina che potrete seguire sino a quando Zuckerberg non la chiuderà ancora per lasciare spazio solo a sta armando ed organizzato plotoni di omofobi violenti che tramite i social network si organizzano e si aizzano a vicenda.


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