Quell'integralismo che produce morte


La pericolosità dell'integralismo cattolico non andrebbe sottovalutata. A Sondrio abbiamo assistito alla tentata strage di un terrorista cattolico che si credeva «un templare» incaricato di uccidere per volere di Dio, così come il pluriomicida del tallio si era radicalizzato frequentano un network si siti ultracattolici che lo avevano spinto a ritenere dovesse «purificare» con la morte di quella zia e di quei nonni paterni che lui accusava di essere «impuri» e «idolatri». Eppure molte di quelle amministrazioni leghiste che cavalcano la paura del terrorismo sono state le prime a patrocinare i comizi di Amato in cui si assiste spesso ad un esplicito invito al martirio. Il copione dei suoi spettacoli prevedono un momento in cui l'avvocato che si proclama "generale" è solito assumere una voce greve per sbraitare in faccia ai presenti che «la fede a costo zero è finita. Da stasera voi dovete iniziare a chiedervi quanto e che cosa siete disposti a rinunciare per dimostrare che quello in cui credete è vero. La carriera? I soldi? La famiglia? La libertà? La vita?».
Stando a quella richiesta, allora forse dovremmo presumere che il terrorista di Sondrio e il pluriomicida di Nova Milanese andrebbero elogiati come eroi dato che hanno rinunciato alla libertà e all'altrui vita per «dimostrare ciò in cui credevano» esattamente come Amato chiedeva loro di fare. In fondo il divieto all'omicidio non può rappresentare un problema per chi si sente dire dall'organizzazione Provita Onlus che sia sia lecito violarle se contrarie alla propria ideologia. Una legge che si ritiene nulla può e dev'essere ignorata, chiosano Brandi e Cascioli.
Se sicuramente non saranno stati Amato e Brandi ad invitare direttamente al terrorismo o alle stragi, bisognerebbe domandarsi se possa dirsi altrettanto innocente il loro costante invito all'odio attraverso termini bellici che li vedono parlare di «battaglie» i di «gladiatori». Bisognerebbe comprendere quali devastanti effetti possa avere il loro sdoganamento dell'intolleranza, soprattutto quando li si vede capaci pure di difendere un prete che dal pulpito della sua chiesa diceva ai presenti che i gay «meritano la morte».
L'unica cosa che oggi sappiamo è che ad nessuno pare sia andato da loro a pretendere che prendessero le distanze dai fatti, così come loro esigono venga fatto dall'intero mondo islamico dinnanzi ad ogni singolo gesto compiuto dalla minoranza fondamentalista. In fondo il politico ha convenienza a creare odio contro lo straniero, non certo contro gli amici di quei vescovi che portano voti.
Ma un voto vale il rischio di far passare come una "opinione" chi va in giro a chiedere ai presenti di essere pronti alla morte o al carcere? Si può patrocinare un uomo che auspicava lo sgozzamento di qualunque prete non avesse offerto il proprio pulpito alla propaganda del suo partito? Oppure dovremmo avere preoccupazioni sul fatto che una mente debole potrebbe interpretare letteralmente quelle parole o possa avere reazioni violente dinnanzi a chi va in giro a raccontargli che bisogna «difendersi» dagli altri perché chi non si uniforma ai loro dogmi dev'essere percepito come «una minaccia»?
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