Fratelli d'Italia contro il Pompei Pride: «È sacrilego. Lo impediremo»


Pare ormai evidente che gran parte della campagna elettorale di Fratelli d'Italia si baserà sulla promozione dell'omofobia.
Dopo la strenua difesa del medico dell'Asl che indicava nell'omosessualità una "malattia" da "curare", un nuovo attacco è contenuto in una nota congiunta firmata da Nello Savoia (portavoce provinciale), Luigi Mercogliano (ex-Adinolfi, ora responsabile regionale del "dipartimento vita") e del consigliere regionale Luciano Passariello. I tre esponenti di Fratelli d'Italia affermano: «Le associazioni LGBT devono sapere che Fratelli d’Italia ritiene questa idea del Pride a Pompei una provocazione di basso profilo e in quanto tale, se andremo al governo del Paese il prossimo 4 marzo, e state certi che ci andremo nonostante tutto e tutti, faremo tutto quanto in nostro potere per impedirla».
Se non è chiaro in che modo possano ritenere "provocatoria" la manifestazione, i tre si sono invitati che quella sarebbe un'offesa a quella loro strana divinità (perfetta antitesi del Dio predicato da Gesù) che sostengono odi i gay, detesti gli stranieri e voglia solo donne che riconoscono la primazia del maschio:

Riteniamo provocatoria la scelta di portare le oscenità del Pride nella città mariana che è meta di pellegrini e fedeli provenienti da tutto il mondo. La libera espressione del pensiero non è messa in discussione, per quanto distante anni luce dalla nostra. Quello che si contesta è l’arroganza con la quale le associazioni, con l’avallo puntuale e costante delle sinistre, attaccano luoghi sacri come la città di Pompei che è sede del Santuario della Madonna senza il minimo rispetto per i culti religiosi che questi luoghi rappresentano per milioni di fedeli nel mondo, pensando di poter sfilare liberamente per le strade della città con le loro carnevalate. Auspichiamo che su questo tema si esprimano finalmente anche la Curia Arcivescovile e la Santa Sede, facendo sentire forte la voce della Chiesa.

Insomma, a loro piace vedere una Silvana De Mari che parla di peni e penetrazioni anali dagli altari delle chiese, ma si sentono infastiditi se non possono usare la religione come scusa per legittimare il loro profondo odio.
Dicono che i gay sarebbero "profanatori" perché esistono contro il loro volere e quell'orribile immagine di Dio che si sono costruiti quale riflesso dei loro peggiori pregiudizi. Ed è curioso sia esattamente ciò che i nazisti dicevano degli ebrei, ed anche loro andavano in chiesa tutti contenti per raccontarsi quanto si ritenevano superiori per presunto diritto di nascita.
Lascia perplessi anche come nel resto d'Europa le destre si siano ormai evolute, magari facendosi promotrici del matrimonio egualitario o di politiche d'integrazione. In Italia si strizza ancora l'occhio al Ventennio, spesso incuranti di avere elettori che inneggiano a stermini e camere a gas. Il tutto in una dialettica sempre isterica, costantemente irata ed ossessivamente alla ricerca di un qualche "nemico" su cui sfogare cieca violenza.
Una persona normale riterrebbe che il problema di Pompei siano le antiche mura che crollano a causa dell'incuria, loro dicono che il problema principale sarebbe quello di trovare un pretesto "religioso" per interrompere la democrazia ed impedire il rispetto del diritto costituzionale alla libertà di manifestazione (ovviamente solo quella altrui, dato che la presenza della Basilica di San Pietro non pare li abbia fatti schiumare contro i neofascisti che hanno organizzato una nuova marcia su Roma). Eppure loro insistono, magari sostenendo pure che caratteristiche naturali come l'orientamento sessuale siano "opinioni" da cui poter dissentire.
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