Verona revoca la cittadinanza al presidente ucraino. Così Lega e M5S giocano per conto di Mosca

È godendo di patrocini pubblici e di finanziamenti statali che l'organizzazione politica Provita Onlus descrive la Russia di Putin come se si trattasse di una Terra Promessa a cui ambire. Spacciando Alexey Komov per un ambasciatore, descrivono «la nuova Russia» come «un mondo dove è proibito istigare con propagande ad hoc i minori a comportamenti sessualmente disordinati, in cui il popolo è convinto che sia normale avere un padre ed una madre, in cui la costituzione deve riportare anche i valori etici che ne fondano l’identità». In altre parole, amano un mondo in cui è vietato essere gay, in cui l'omofobia e la xenofobia sono leggi dello stato e in cui qualunque dissenso o diversità possano essere affogate nel sangue.
Assai più partitico è il loro lodare quel fantomatico «ambasciatore russo» che quale «ospite del Congresso federale della Lega Nord a Torino» rappresenta l'esistenza umana come un «uomo che custodisce in sé la propria donna la quale, a sua volta, genera 5 figli: la più semplice rappresentazione della creazione».

Alexey Komov è uomo del cerchio magico di Putin a cui la Lega di Salvini si è legata sin dal 2013, nonché l'uomo che invitò in Crimea il leghista Stefano Valdegamberi, oggi pronto a dichiarare che Verona debba remare contro l'Ucraina perchè non dovrebbe avere alcunché da spartire con «il regime di Kiev».
Il consigliere leghista risulta oggi uno dei promotori della mozione leghista che ha portato alla revoca della cittadinanza onoraria concessa nel 2016 da Tosi al Presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko. Una decisione che già all'epoca mandò su tutte le furie quella Lega che tifa apertamente per Putin e per quel giro d'affari che i maligni descrivono come “finanziato” direttamente dalla Russia tramite le tante associazioni “culturali” nate nella regione Veneto.
In una lettera al sindaco Sboarina e al consiglio comunale, l'ambasciatore ucraino Yevhen Perelygin spiega che i promotori della revoca sfruttano la vicenda dei quadri rubati a Castelvecchio come «supporto alla costruzione di tesi propagandistiche e fantasiose, concepite nella fabbrica di propaganda del Cremlino».
Per l’ambasciatore, Verona può godere dei 17 quadri da più di un anno grazie alla collaborazione tra le autorità scaligera e ucraina. Il diplomatico sottolinea come «dal 2014 l’Ucraina è costretta a vivere nelle estreme condizioni dell’aggressione militare russa, e il promotore dell’iniziativa per la revoca della cittadinanza onoraria a Poroshenko, Vito Comencini, si è recato a Donbass, violando il diritto internazionale e adesso testimonia in modo non obiettivo sulle distruzioni in quella regione». E dunque «la storia metterà tutto a posto, mentre i quadri che sono sopravvissuti a tante vicende drammatiche, sopravvivranno anche a questi ignobili giochi politici».

Ma la Lega non pare la sola a condurre una propaganda per conto di Mosca. Un recente articolo pubblicato da La Stampa si parla di web e TV quali canali di contatto tra Mosca e M5S iniziati con l’intervista di Beppe Grillo a Russia Today. In quell'occasione il comico descrisse l'Italia come un Paese colpito da «un colpo di stato intelligente in atto», «la corruzione ammazza il Paese», «il disastro economico», «la mancanza di controllo degli immigrati», «la democrazia non funziona». Musica per le orecchie della direttrice di Rt, Margarita Simonyan, che ha presieduto all’operazione gestita direttamente dallo staff della Casaleggio e non da Roma.
Zheleznyak, che risulta una figura chiave dell'operazione, nel marzo 2017 chiarì: «Siamo pronti a sviluppare le nostre relazioni, ma solo nella misura in cui sarà interessante per entrambe le parti».
Sputnik diventa fonte sistematica di Tze Tze, i pentastellati vogliono il ritiro delle sanzioni a Mosca e la loro politica diviene sempre più pro-Putin e pro-Assad.
Nell’anno del referendum costituzionale, Di Battista e Di Stefano volano a Mosca per incontrare Sergej Zheleznyak, vicesegretario di Russia Unita, e Robert Shlegel, ex capo di Nashi, la gioventù putiniana. Di Stefano dichiara: «Abbiamo parlato con l’allora responsabile dei giovani di Putin, loro spingono molto sull’uso del web quindi è ovvio che fosse interessato: per loro era ancora più scioccante che noi lo facessimo senza soldi».
In un altro colloquio c’è Maxim Rudnev, ex dirigente della Giovane Guardia putiniana, dove si parlerà ancora web e campagne elettorali. I grillini incontrano anche Andrej Klimov, già in contatto anche la Lega mediante Alexey Komov quale dipendente dell'oligarca ultranazionalista Konstantin Malofeev.
In quelle occasioni, il geopolitico russo Alexander Dugin: «Se chiedessimo agli italiani se sono [come gli inglesi] per uscire dall’Ue, anche loro sarebbero per uscire. E noi sappiamo che questo è ciò che chiedono Lega e M5S».
L’ambasciata ucraina intanto scrive a Davide Casaleggio per protestare contro le tesi del M5S sull’Ucraina.
Nell’ottobre 2016 Rt, dopo una lunga serie di articoli in l’Italia viene dipint sull’orlo di una guerra civile, dedica una diretta streaming a una manifestazione per il Sì, spacciata per il No. Renzi protesta con Putin. Si apre una crisi diplomatica mentre una delegazione grillina si reca di nuovo a Mosca.


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