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Gli esorbitanti costi pubblici sostenuti a causa del "bus dell'odio" di Savarese

È Jacopo Coghe, quale dipendente di Ignacio Arsuaga e membro del direttivo della Manif pour tous, a rendere noti i costi sociali che la collettività ha dovuto sostenere per la loro canpagna di promozione dell'omofobia.
In un messaggio pubblicato su Facebook, l'integralista sostiene che il "bus dell'odio" guidato da Filippo Savarese sia stato «scortato da 14 auto della Digos e 16 cammionette della polizia».
Un esborso di soldi pubblici che appare dunque esorbitante se si considera come sia stato investito per tre fondamentalisti che chiedono un riconoscimento giuridico ai loro coiti. E mentre schiere di poliziotti vengono spediti a piantonare quella gente e i loro pochi sostenitori, se il cittadino chiama il 112 si sente dire che non ci sono autovetture disponibili. Evidentemente ciò capita perché chi paga le tasse non ha amici tra i vescovi e non è finanziato da un magnate spagnolo che riversa i costi della sua crociata sui cittadini italiani, anche quelli che risultano vittima della loro persecuzione.

Se si considera il putiferio che Savarese ha messo in piedi per i 50mila euro destinati dall'Unar ad un progetto di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (nel nome dei quali i dipendenti di Arsuaga stanno ora chiedendo la chiusura dell'Ufficio contro le disctiminazioni), non serve un pallottoliere per comprendere come i costi della loto carnevalata appaiano assai maggiori di quelli che contestano, con l'aggravante di come il loro obiettivo non sia la salute dei giovani ma la promozione di odio contro i minorenni che non risultano conformi ai loro distinguo. E noi paghiamo.


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