Lombardia: la fondamentalista Cristina Cappellini è fuori dal consiglio regionale


La leghista Cristina Cappellini è si è fatta pagare profumatamente dai cittadini lombardi come assessore alle culture di Regione Lombardia, anche se il suo operato la indicherebbe come una fondamentalista che ha trascorso gli ultimi anni a lavorare per Massimo Gandolfini. Ha partecipato a tutti i suoi convegni contro i gay, ha finanziato un inutile "centralino anti-gander" e ha infangato il simbolo dell'Expo per patrocinare un convegno di Adinolfi che la vedeva seduta in prima fila, subito davanti a quel prete pedofilo che abusava di minori persino dentro il confessionale.
A tempo perso si è occupata anche di erigere statue cristiane dentro la sede di un'istituzione che dovrebbe essere laica come la Regione, ha finanziato la distribuzione di Bibbie nei Paesi islamici, ha pagato con i soldi dei contribuenti messaggi volti a chiedere che si prolungasse l'agonia di uno sventurato bimbo inglese ed ha riso divertita quando il suo Matteo Salvini ha rappresentato la dignità donna con una bambola gonfiabile durante un suo convegno.
A due giorni dalla fine dello spoglio e tre giorni di distanza dopo la domenica elettorale, si apprende che la fondamentalista anti-gay non entrerà a far parte del consiglio regionale. Il suo seggio è infatti stato assegnato al candidato del Movimento 5 Stelle.
Forse una magra consolazione dato che a presiedere la Regione sarà quel Fontana che da sinfdaco si rifiutò di patrocinare il Pride di Varese mentre si offrì di patrocinare la propaganda omofoba di Gianfranco Amato, ossia dell'uomo che dice di aver visto la Madonna e di essere stato incaricato da lei a lottare contro i diritti civili delle minoranze. Ma la sua esclusione potrebbe quantomeno risparmiare a migliaia cittadini l'onore di dover pagare lo stipendio ad un carnefice che minaccia le loro famiglie, i loro affetti e la loro vita.
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