Per denigrare la nomina alla Biennale d’Arte di Venezia, la Donazzan tocca il fondo


Elena Donazzan basò la sua campagna elettorale sulla distribuzione di pacchi di pasta col suo faccione stampato sopra. Inviò ai genitori degli studenti veneti una lettera in cui sosteneva l'esistenza del fantomatico "gender", organizzò convegni con Brandi e Komov, chiese l'impostazione di crocefissi negli edifici regionali e si fece fotografare con i nostalgici della RSI.

In qualità di assessore all'istruzione, alla formazione, al lavoro e alle pari opportunità della Regione Veneto, è per screditare una nomina a lei sgradita che la Donazzan si è messa a pubblicare fotografie private, evidentemente goliardiche e realizzate con amici, quale fantomatica "prova" del perché non bisognerebbe accettare quella nomina. Ovviamente pare che a lei i curricula non intressino, evidentemente preferendo la macchina del fango.

Commenti